lunedì 9 ottobre 2006

Cogito, ergo sum

Povero Cartesio, al secolo monsieur René Descartes, per cosa gli tocca essere citato. Penso, dunque sono. Cosa sono? Dipende da chi pensa. Il sillogismo cartesiano, a differenza del prodotto cartesiano, è un sistema non deterministico. A volte, anche a senza cambiare né fattori né ordine degli stessi, il risultato cambia eccome. A volte semplicemente, il risultato è una costante definita nello spazio (cartesiano).

Penso, dunque sono. Ma se oltre a pensare dico o scrivo qualcosa, la definizione di cosa sono assume un aspetto ben definito. Dare corso al proprio pensiero senza contare fino a dieci, si sa, è pericoloso. Ah, quegli strani circuiti che collegano le emozioni alla bocca senza passare dal cervello. Ammesso che uno ce l'abbia, un cervello. Qualcosa che abbia almeno due neuroni, via.

Penso, dunque sono: un astronso! In realtà l'unico problema del povero campione del mondo in carica (e con quasi certezza neo campione del mondo) è che fa ben poco per cercare di accattivarsi le simpatie dei tifosi. E d'altra parte nessuno glielo chiede. Nessuno chiede ad un campione di essere anche simpatico. Prova ne sia che per anni ho dato al ritirando calzolaio di kerpen il nomignolo di tdm (che per chi se lo fosse dimenticato sta per tedesco di merda) giusto per dire che non è che mi sia mai stato molto simpatico. Ma col tempo è migliorato, e l'umanità e la sportività con le quali ha accettato una sconfitta immeritata e sfortunata come quella di ieri ne fanno finalmente un campione a tutto tondo. Uno che sa accettare la sconfitta prima ancora di gioire per la vittoria (il suo saltino da "fai il saltino matteo" di Salviana memoria non l'ho mai trovato particolarmente naturale).

Penso, dunque sono. Uno smemorato. Perché a pensarci bene e a ricordare le cose per come sono, c'è un più di un dato che accomuna i due. Hanno vinto il primo mondiale (e forse anche il secondo) su una macchina prevalentemente giallo-blu. Hanno irriso (non solo metaforicamente) campioni che avevano fatto breccia nel cuore delle persone. Che dopo aver vinto hanno ricominciato la loro sfida in altri e sconosciuti lidi. Ma soprattutto, hanno vinto sotto l'egida del gran puttaniere della Costa Smeralda. Uno che trasuda simpatia da tutti i pori. Il Darth Vader della formula uno. O meglio, il Dark Water (e per chi sa cosa si intende in gergo idraulico per acque nere, ho detto tutto). Uno che di fronte alla sfortuna altrui scomoda il Signore e la giustizia divina (cosa che a fatica accettavo da Ayrton, la cui spiritualità e religiosità era almeno un dato di fatto assodato). Uno che quando perde è colpa degli altri, e quando vince è merito suo e, quandanche fosse demerito altrui, non è nientaltro che una riparazione a chissà quali torti subiti.

Penso, dunque sono. Un possibilista. Perché se fino a domenica mattina ore 6:59 si poteva sempre pensare che la sorte potesse regalare il mondiale a Sciummy con un improbabile 10-0 (e per la legge del contrappasso è successo il contrario), non tutto è matematicamente deciso. Molto improbabile, vero. Ma come Sir Arthur Conan Doyle fece dire a Sherlock Holmes, tolto l'impossibile, tutto quello che rimane, ancorché improbabile, è la verità. E allora ne parleremo tra due settimane.

Penso, dunque sono. Uno che alla fine dei conti, pensa che anche questo mondiale, nonostante tutto, non sia stato poi così spettacolare, anche se qualche segnale di progresso si è visto. Ma roba da ridere.

Penso, dunque sono. Uno che nonostante qualche piccola e mal riposta speranza da tifoso, pensa già alla prossima stagione. Uno che crede che il prossimo mondiale sarà più incerto, ma anche più povero. E probabilmente meno spettacolare.

Per quanto riguarda la gara, beh, compratevi un quotidiano o fatevi un giro sulla rete. Che nonostante non siano entità pensanti, esistono pure loro.

Stay tuned.

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