lunedì 22 ottobre 2007

Expect the unexpected

I had a dream. Nel pomeriggio di ieri, attanagliato dalla stanchezza, mi sono concesso un pisolino in tardo pomeriggio, dimentico, ahimé, che da lì a qualche minuto avrebbe avuto luogo una gara di samba in quel di San Paolo do Brasil.

Nel sonno, è incominciato il sogno... Ho visto una Ferrari davanti all'altra. Ho visto una McLadren dietro e una molto più indietro, addirittura doppiata. Ho visto un Rikkionen che sbucava davanti a Felipippe dopo l'ultima sosta. Ho visto che mancavano 18 giri alla fine. Ho visto un Man In Black che cercava di recuperare. Ho visto una Williams ed una BMW lì per lì per regalare il quinto e fondamentale posto al giovine Hamleton. Ho visto una bandiera a scacchi. Ho visto una scritta 110/109/109. Una donna un po' tozza, questa classifica. Ho visto un podio e ho sentito gli inni nazionali. Ho visto la festa di Maranello. Ho visto i proletari della bassa modenese sventolare le bandiere con il cavallino rampante a bordo della loro modesta due posti rossa, e non era una Smart. Ho visto le macchine rientrare dal parco chiuso e dalle verifiche dei commissari. Ho visto che non erano tutte. E ho continuato a dormire.

E poi... mi sono svegliato. E ho visto che o sono un veggente, oppure non era un sogno. Tutto vero. Per il finnicello Rikkionen, le speranze di vittoria del titolo erano legate ad un filo sottile sottile. Ma evidentemente era un robusto filo di ragnatela. Ed in questa ragnatela ci è caduto in pieno lo scarrafone nero di Woking. Che, porello, è un bimbetto con la bocca ancora sporca di latte. O una piccola peste irriverente, fate voi. Di sicuro a Bernie la tata avrebbe fatto tanto piacere vedere un campione del mondo nero e l'ossequiosa federazione ha fatto di tutto per assecondare le brame di Lord Farquaadlestone.

L'asfittico mondo della formula uno, in debito di ossigeno come non mai, probabilmente deve invece ringraziare il destino e la coglionagginesperienza del giovane e antipatico talentino anglo-caraibico. Il mondiale vinto in modo rocambolesco ed un po' inaspettato (ma sicuramente da molti sperato) ha un non so ché di divina provvidenza di manzoniana memoria. Una pioggia catartica che lava via i peccati di una stagione che pur bella nella sua incertezza, definire tossica è dire poco.

Ma non è ancora scritta la parola fine ed i titoli di coda non sono ancora partiti. La superbia mai doma di Don Dennis, il più grande lestofante della formula uno moderna e non solo, dopo tutto quello che ha combinato la McLadren, ha avuto infine il coraggio di presentare ricorso per la presunta irregolarità nella temperatura della benzina dei piloti BMW: quelli che, in caso di squalifica, riporterebbero il robottino di cioccolato in quinta e decisiva posizione.

Se, con tutto quello che McLadren e Hamleton hanno combinato in questa stagione da Azzeccagarbugli, il titolo venisse spostato a tavolino da Maranello a Woking, penso che il danno di immagine per la Formula Uno sarebbe irreparabile. Anno dopo anno le corse perdono appeal e pubblico. Gli autodromi, complici prezzi da prima della Scala (pelliccia e gioielli compresi), si stanno pian piano svuotando. I formulaunologi più incalliti hanno scoperto che ci sono cose più interessanti da fare durante le due ore e mezzo tra qualifiche e corsa, tipo prendere il viagra, aspettare che faccia effetto e tutto il resto. E le mogli/fidanzate ringraziano.

Se la FIA, longamanus di Farquaadlestone, decidesse di accogliere il ricorso e trasferire come un bonifico internazionale il numero uno dall'Italia alla Gran Bretagna, il mondiale morirebbe. Hamleton non potrebbe presentarsi da nessuna parte senza essere subissato di fischi e forse peggio. Lord Farquaadlestone verrebbe probabilmente mangiato da una draghessa incazzata e ridotto a quello che dimostra di essere al termine del lungo processo digestivo. E qualcuno, che ha già mosso i propri passi in altre direzioni e da tempo è in rotta (anche e soprattutto per interessi economici) con il signorotto in miniatura, potrebbe decidere che è giunto il momento di dire basta.

Chiudo citando Verbal Klint, alias Kaiser Sose. "La beffa più grande che la Formula Uno abbia mai fatto è stato convincere il mondo di essere uno sport... e come niente, sparisce".

Io ho detto la mia, se volete, potete dire la vostra.

Stay tuned.

venerdì 27 luglio 2007

La giustizia è come la fortuna

Cecata come una talpa. Si potrebbe dire che non guarda in faccia a nessuno. In questo caso non guarda in faccia a niente. Il nulla giuridico di prove talmente lampanti che non si può non vederle. A meno di non essere ciechi. Come la giustizia e la fortuna.

La giustizia, in fondo, è anche una questione di fortuna. Perché ci vuole un bel culo (e dei bravi avvocati) per farla sempre franca.

O forse il problema è tutto nel fatto nelle aule di giustizia (sportiva) il sottile gioco erotico del vedo non vedo dilaga.

Vedo, che gli scagnozzi di Don Dennis hanno avuto accesso a materiale e informazioni riservate, e in almeno un caso la soffiata l'hanno usata per bene (la famosa vicenda del fondo piatto). Non vedo come questo possa aver favorito la McLadren. Vedo il faldone di 780 pagine recuperato in casa di TEFKAC. E non vedo come questo possa aver danneggiato la Ferrari.

Vedo, non vedo, appunto. D'altra parte era quello che un po' tutti, tranne i giornalisti italiani, si aspettavano. Una giustizia interessata. Che, pur essendo ipovedente, guarda agli interessi economici del circus. E non può permettersi in nessun modo di rompere il giocattolo mettendo fuori gioco la scuderia di Woking. Fosse anche con un buffetto, una multarella senza decurtazione di punti. Il vero problema è che a questo punto tutti potrebbero sentirsi legittimati a comportamenti non propriamente puliti. Lo spionaggio tra team, già abbondantemente diffuso anche se con mezzi e personaggi meno censurabili, potrebbe subire una recrudescenza dell'ultimo minuto. Con buona pace di chi, con regole che rasentano la demenzialità, cerca di anno in anno di ridurre i costi dei team.

Stay tuned.

lunedì 23 luglio 2007

Italiano, lingua franca

La Formula Uno, con la gara di ieri, ha decretato la degna sepoltura dell'esperanto. Non che ce ne fosse bisogno, sfido chiunque a trovare, nella stretta cerchia di conoscenti e in quella lunga dei sei gradi di separazione, qualcuno che sappia anche solo una parola in esperano. E non vale andare su wikipedia. Nella dorato mondo di Max e Bernie, dove per esigenze di sponsor le comunicazioni radio avvengono in inglese, il modo migliore per farsi capire è parlare in italiano. Lingua franca.

Franca nel senso di libera, poiché è dimostrato scientificamente che nella lingua di Dante e Petrarca si possono esprimere i propri pensieri con la massima libertà.

Franca nel senso di schietta, perché, grazie al Manzoni possiamo dire le cose in faccia senza tanti giri di parole né peli sulla lingua.

Franca, nel senso dell'ex first-lady, che forse avrebbe censurato certi commenti diseducativi sulla tv pubblica.

Di cosa stiamo parlando, or bene. Di quel piccolo battibecco linguistico tra l'Astronso e Pippe. Con il primo che, dimostrando ancora una volta di non saper vincere e di non avere la necessaria serenità per mettersi davanti alle telecamere, ha accusato il secondo, in perfetto italiano, di aver fatto una manovra birichina. E il secondo, con un italiano impeccabile, rispondere per le rime. Che per inciso significa frasi come: "vai a cagare" e "sei un coglione". Alvaro ha successivamente ripreso il pilota brasiliano per aver violato lo statuto del pilota del cavallino: avrebbe dovuto dire "mu vacaghèr" e "cajon can siv eter".

La corsa, finalmente, complice Giove pluvio, ha risvegliato i nostri abbiocchi post-prandiali con una buona dose di adrenalina. E ha fatto riapparire dal nulla delle infradiciatissime bandiere rosse. E ha regalato attimi di celebrità all'orfano d'arte Marcus Winkelhock, per ben tre giri davanti a tutti. Il diluvio universale che si è scatenato dopo un giro e mezzo dal via ha prodotto effetti devastanti con uscite di pista a gogo alla prima curva, tra cui quella di Hamleton. Il quale, tuttavia, a differenza degli sfortunati compagni di picnic, ha ottenuto un passaggio sull'arca di Noé nientepopodimeno che da una gru. Una scena in effetti mai vista e destinata a rimanere negli annali. Onestamente, regolamento o non regolamento, non ritengo molto corretto il fatto che abbia potuto tranquillamente riprendere il via e gareggiare fino all'ultimo giro. Ma tant'è e buon per tutti che la sua corsa non abbia prodotto incidenti e soprattutto che non abbia prodotto punticini validi per il mondiale.

Mondiale che, dopo essersi avvicinato con due vittorie consecutive, si allontana per il finnicello Rikkionen, al quale, letteralmente, non gli ha retto la pompa. Ritiro pesante in una stagione dove anche il punticino potrà fare la differenza quando si tratterà di fare i conti finali. Sempreché, tra 3 giorni, in quel di Parigi, la federazione non decida di cambiare le carte in tavola a seguito delle note vicende spionistiche. La McLadren, stando a quanto riportato dai professoroni della carta igienica stampata, e non solo quella italiana, sembra ampiamente compromessa. Con la pistola fumante trovata in una mail che TEFKAC (The Engineer Formerly Knowkn as Coughlan) avrebbe mandato a Don Dennis sul fondo piatto mobile che tanti vantaggi avrebbe prodotto alla rossa e che su denuncia della scuderia di Woking è stato bandito dalla Federazione. Come al solito, vale la pena di sedersi sulla riva del fiume e per far passare il tempo, in attesa che passi qualche cadavere, possiamo sempre prendere una canna da pesca e vedere se riusciamo a tirar su almeno uno scarpone.

E per concludere, fatemi comunque gioire per il terzo posto dell'australopiteco Mark Webber. Ok, ho gioito abbastanza.

Prossimo appuntamento, tra due settimane in Ungheria. Dove la pole e la strategia hanno un valore aggiunto rispetto a tutto il resto. Che come al solito, è abbastanza noia. Perché, va detto e ribadito, se nel marasma dell'acqua l'adrenalina è schizzata a livelli di guardia, sotto il solleone come al solito si è visto proprio pochino.

Stay tuned.

lunedì 9 luglio 2007

La Nina, la Pinta e la Santa Maria

Il 3 Agosto 1492, dal porto di Palos de la Frontera, tre caravelle presero il largo alla volta delle Indie, anche se poi trovarono l'America. L'8 di luglio del 2007, tre imbarcazioni di tutt'altra natura si contendono la rotta verso il mondiale di formula Uno.

Partiamo dalla Pinta, in pregiato pino finlandese, il cui nome è in onore dell'unità di misura tradizionalmente usata dal suo capitano per i brindisi a base di vodka. Si dice che in occasione della vittoria di ieri, Sir Finnicello Rikkionen abbia inaugurato la Pinta quadrata per dare la giusta dimensione all'innaffiatura di gola di fine giornata.

La Nina, imbarcazione leggera, dallo scafo interamente realizzato con la tipica varietà asturiana della Quercia Astronsa, imbarcazione leggera come se dovesse fare uno stint veloce e fermarsi ai box alle Azzorre.

La Santa Maria, modernissima e giovanissima imbarcazione interamente in fibra di carbonio, capitanata da un robottino che al confronto quel bucaniere di Michele il Calzolaio sembra il bambinello pieno di sentimenti di A.I., capace di prestazioni regolari in qualunque condizione di mare.

Ci sarebbe anche una piccola barchetta raramente citata dai libri di storia: la Massa, stazza scialuppa, in noce brasiliano tarlato, che più di ogni altra cosa ha il terribile difetto di dimenticare sempre qualcosa sul molo e partire dopo che gli altri hanno già circumnavigato il globo.

L'ammiraglio Cristoforo Colomblestone, incaricato da sua altezza reale la principella Isabella di Aragonosley, ha un bel da fare a dettare la rotta per questa malassortita flotta di caravelle. Anche e perché le previsioni indicano bufere, tempeste e persino qualche uragano. E pensare che tutto è partito da una soffiata.

L'aria che si respira (sarà anche che chi ha fatto la soffiata fa colazione con l'aglio) è un comunque pesante. E soprattutto strana. Non so voi, ma nelle dichiarazioni del dopogara, le uniche in italiano che valesse la pena di ascoltare, ho letto, tra le righe, qualcosa di sorprendente: Astronso gliel'ha già data su, e piuttosto che vedere il suo compagno di squadra con il numero 1, farà di tutto per far vincere il mondiale al biondino di casa a Maranello. E anche se la cosa in sé non mi sorprende, sentirglielo dire in maniera più o meno velata è quantomeno inconsueto.

Per quanto riguarda la gara, qualcosa lo si intuisce tra una stronzata e l'altra, qualcosa di più l'avrete capito seguendo la corsa, per tutto il resto vi rimando ai professionisti.

Io intanto mi prendo sue settimane sabbatiche, in attesa del gran premio di Germania.

Stay tuned.

venerdì 6 luglio 2007

La spia che venne dal freddo

Gli ingredienti per il giallo ci sono tutti, o quasi. Da oltre due settimane a questa parte nel circus non si parla di altro. O meglio, i giornalisti intorno al circus non parlano d'altro, perché al paddock sembra che si parli di tutt'altro. E per la prima volta in vita mia ringrazio pubblicamente la stampa per averci risparmiato da "Ferraropoli", "Stepneypoli" (che in effetti suona molto male), McLarenopoli, Paperopoli e tutti gli -opoli che da tangentopoli in poi sono diventati i tormentoni dell'estate, peggio di Vamos a la playa.

Prima il presunto sabotaggio ai danni della Ferrari, sventato all'ultimo momento, come nelle migliori fiction. Poi la misteriosa fuga dell'ingegnere inglese. Ancora, l'intervento della magistratura modenese, con un pm che, per la cronaca, si chiama Tibbs, ma non assomiglia neanche un po' a Sidney Poitier. Mi chiedo se tra i requisiti per diventare magistrato ci sia quello di avere un nome straniero: se fossi laureato in legge, con il mio cognome francofono forse avrei qualche speranza di una carriera in magistratura.

Ma torniamo a noi. La spy-story del dinamico duo Le Carrecclestone e Forsythley promette bene. La trama è buona e fino ad adesso non ha tradito le aspettative dei lettori, anche se a tratti sembra più una puntata della signora in giallo (e qui mi tocco, perché una che porta sfiga come la Fletcher non l'ho mai vista, come si muove si muove spunta un cadavere!!!).

I fatti partono da molto lontano. 8 maggio 2000, gran premio di Spagna. TDFKATDM (The Driver Formerly Kwon as Tedesco di Merda) arriva lunghetto alla sosta ai box e travolge il povero Stepney (addetto al cric anteriore) causandogli un frattura scomposta alla tibia con prognosi di un mese. La vicenda sembra non lasciare strascichi. E invece il tarlo incomincia a scavare lentamente e a insinuarsi nell'ippotalamo dell'ingegnere britannico.

Lucarelli avrebbe aggiunto che nel 1973, in California, una scossa di terremoto ha buttato giù dal letto un ragazzino che sognava di diventare astronauta. Il ragazzino ha sbattuto la testa e perso i sensi. Ricordiamoci di questo fatto. Chi era quel ragazzino? Cosa c'entra con la nostra storia?

Autunno 2006. Rosso Marrone lascia la Ferrari, si attua un piano di rimpasto e molti uomini della scuderia salgono di rango. Stepney no. Anzi, viene esautorato da qualsiasi incarico ai box. Il malumore sale. Ma forse, in questa mancata promozione, c'è già qualche indizio di quello che succederà.

Torniamo ai giorni nostri. La storia prende uno sviluppo insperato. Avviene un passaggio. Qualcuno consegna qualcosa a qualcun altro. Chi era quel qualcuno? Chi era quel qualcun altro? Che cosa si sono scambiati?

Vi ricordate del ragazzino? Era Nigel Stepney, che a seguito del trauma cranico decise di diventare ingegnere di formula uno. Era lui "qualcuno". "Qualcun'altro" è invece il tecnico McLadren, nonché compagno di merende di Stepney. Oggetto dello scambio: un voluminoso dossier (700 pagine in tutto) con progetti, schemi, procedure, telemetrie, progetti di sviluppo, numeri di scarpe dei tecnici e dei piloti, numeri di telefono dei bordelli più esclusivi, etc, etc.

Ora, la vicenda è in mano alla giustizia ordinaria e sportiva. La prima probabilmente farà qualcosa, e qualcosa ha già fatto (almeno in termini di indagini). La seconda, a dispetto dei titoli dei giornali italiani, che sotto sotto sperano che la McLadren venga punita, probabilmente non farà nulla. Cosa che peraltro mi auguro vivamente. Anche se sarà dura per la scuderia di Don Dennis dimostrare che non abbiano tratto nessunissimissimo vantaggio dal fantomatico dossier, per la già cronicamente malata Formula Uno una sanzione che penalizzi Hamleton e l'Astronso sarebbe un colpo di grazia.

Intanto, a Maranello ci si interroga sulla fuga di notizie e su come prevenire nuovi episodi in futuro. Si dice che progetti, procedure e persino le comunicazioni tra pilota e box verranno tutte riscritte in dialetto modenese. Cose tipo "As pol brisa druver al manuel in tla langua di ch'i basterd d'la Mcladren" o "cat vegna un cancher, a iò sentù un cioc, secand me a s'i scianché al mutur, zio Canta". Ma sono solo voci. Vedremo.

Ah, dimenticavo. Questo fen ed smana i corren in d'al pont d'argeint. Scusate, volevo dire che questo weekend si corre a Silverstone. E, giusto a titolo di cronaca, è da poco iniziata la prima sessione di libere. Ma di questo, forse, parleremo lunedì.

Stay tuned

lunedì 2 luglio 2007

The fencing horse strikes back

Tanto tanto tempo fa, in una galassia lontana...

Partiamo da qui. E fermiamoci subito. Onestamente oggi sono un po' a corto di idee.

OK, ha vinto la Ferrari. Wow. Figo. Andiamo in giro a fare i caroselli con le bandiere. Bah... Devo ammettere che, dopo l'amara trasferta americana, non avrei scommesso un granché su questa doppietta, anche se eramo emersi tenui segnali di incoraggiamento. Ma da qui a entusiasmarmi...

Il problema è e rimane la gara. Mi è sembrata un pout-pourri cinematografico. Una specie di film a episodi. Palloso come "La corazzata Kotionkleton", che narra di un inaffondabile vascello anglo-russo-caraibico. Che però, a ben guardare, du' palle, dotto', du' palle... Amaramente e cinicamente divertente, per certi versi, come "Fantozzonso subisce ancora". Che non è palloso, anzi, divertente, peccato per lui che non serva a niente o quasi. Perché per lo spagnolo, a dispetto dei sorpassi (almeno un paio notevoli), al traguardo si sia ritrovato esattamente dove era dopo due giri: settimo. Oltre, ovviamente, alla riedizione de "Il cavallino rampante colpisce ancora", e l'abbinamento tra le forze dell'Impero e Maranello potrebbe non essere casuale.

Al di là della prima doppietta Ferrari della stagione (e del successo del Finnicello, che era dato per prossimo al ricovero in una clinica psichiatrica), la gara di ieri non è che sia stata un granché. Sarà che mi distraggo un po' di più, ma non è che ieri abbia visto chissà quali motivi per stare un'ora e mezza davanti al video. Eppure l'ho fatto. Ma questa è un'arcinota e triste verità da tanto/troppo tempo a questa parte. Questa formula uno assomiglia sempre di più ad una rassegna d'essay con film di sette ore. Pellicole girate secondo il dogma di Von Triers. Quelle belle cose simil culturali di cui si può discutere con un nonsoché di altezzosa superbia snocciolando la bellezza di questo o quel particolare. Film lenti come un bradipo imbalsamato di cui racconteremo di camber, rapporti del cambio ('sto porcellone), incidenza degli alettoni financo al patacchino sullo specchietto retrovisore come Filini e Calvoni decantavano gli occhi della madre, la carrozzella, gli stivali dei soldati e l'immancabile montaggio analogico.

Meno male che ci sono i Michal Bayecclestone e i Roland Mosleyrich a darci Una Nuova Speranza. E come il capitolo uno della saga di Lucas, arriveranno gli effetti speciali a rinvigorire lo spettacolo. Monoposto come i Transformers, senza elettronica nel motore, ma con tanto di alettoni mobili autoadattivi. Stargate in mezzo alla pista per sorpassare i doppiati. E tante mirabolanti innovazioni in questo arretrato mondo della Formula Uno.

Per la cronaca, nel weekend ho avuto la fortuna di seguire una rassegna di cortometraggi molto meno pubblicizzata: la GP2. Posso garantirvi che per i miei gusti cinematografici (e sportivi) sia uno spettacolo infinitamente superiore. So che qualcuno mi dirà che nel frattempo si è guardato la MotoGP, ma per me è come guardare un polpettone storico-romantico: non ce la posso fare.

Nel frattempo, possiamo quantomeno divertirci a seguire l'evoluzione della classifica. Dopo otto gare, i 4 piloti di punta hanno due vittorie a testa. E la differenza la stanno facendo i piazzamenti (che come già ampiamente enunciato qualche tempo fa, premiano lady Terminator).

E nel giro di una settimana, potremo metterci a discutere di cosa sarà suceesso sulla Pietra d'Argento.

Stay tuned.

lunedì 18 giugno 2007

E quindi uscimmo a riveder le stelle

E le strisce. Della bandiera americana, che è l'unica cosa che sventola alta nei cieli di Indianapolis, settimo girone della Divina Commedia di Dante Alighierecclestone.

E, a questo punto della Commedia, non pare che li cavalli ertosi posssano uscire dall'inferno neppure nel prossimo canto. Giacché i carri anglo-germanici correan come spiriti veloci. E al ritmo indemoniato del moro e dell'ispanico nulla potean ribattere i fantini rampanti di Maranello.

La mia vena poetica è a dir poco patetica (ma questa fa' rima, tiè). Ciò non toglie che non saprei come altro commentare la gara di ieri. Che non sono riuscito realmente a decifrare. Perché in effetti si sono viste anche cose divertenti. E mi scoccia pure dire che il Fisico ha fatto anche dei sorpassi notevoli. Anche se prima aveva buttato la gara al vento con una cazzata da pivello all'esordio. Ma alla fine, il risultato in pista rispecchia più o meno l'ordine di partenza. Il ché significa che nella sostanza non è successo quasi nulla.

Non posso e non voglio pensare che ci sia stata vera battaglia tra i piloti McLadren. Perché l'unico accenno a singolar tenzone tra il saraceno e l'ispanico è durato poco più di seicentometri in fondo al rettilineo box. Poi il nulla. E prima ancora meno. Tanto da far sospettare che vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare. Per dirla in altri modi, qualche consiglio per gli acquisti dalla regia non può non essere arrivato. Sempre nei limiti regolamentari, per carità. Sia mai detto che Don Dennis Corleone faccia qualcosa di illecito. E per dirla tutta, anche Don Alvaro Badalamenti probabilmente non è stato da meno nella pseudo-lotta in famiglia tra Penelopippe PitStop e il finnicello Rikkionen, che sembrava litigassero per un rossetto più che per il podio.

Non lo so, incomincio un po' a vivere le corse con distacco. Proprio quando Sky ha incominciato a trasmettere le libere, le qualifiche e la corsa nella magnificienza dei sedici noni, io sto incominciando ad annoiarmi sempre più. E mi ritrovo al lunedì mattina senza saper bene cosa scrivere. Immagino che anche voi non sappiate più se avete poi tutta questa voglia di leggere.

Vabbeh. In attesa di ritrovare l'ispirazione, vi rimando al primo di luglio. Per il GP di Francia.
Quando canterò di quel secondo regno
dove l'umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.

Stay tuned.

lunedì 11 giugno 2007

Figli di un vento minore

Si potrebbero dire molte cose del weekend canadese. La gara di ieri ci ha regalato emozioni forti come non capitava da tempo immemorabile. Sorpassi, errori, incidenti, safety-car. Soprattutto la safety car. Io continuo a chiedermi perché si debba continuare lo stillicidio della safety car anche quando succedono incidenti pazzeschi come quello del cubo di Rubika. Soprattutto se mentre le macchine girano a passo di lumaca non ci fanno vedere mille replay della botta da paura e censurano le operazioni di soccorso (cosa che in qualche modo, anziché rassicurare, ha aumentato il pathos e le preoccupazioni). Che abbiano finito le bandiere rosse?

Questa formula uno è da tempo affogata in regole sempre più complicate e astruse, e le gare diventano imprevedibili anche (o forse solo) per questo. Magari è una cosa voluta, ma una competizione in cui le regole non sono chiare neanche agli stessi partecipanti (figuriamoci al grande pubblico) assomiglia sempre più ad un episodio di un "Giorno in pretura del dottor Azzeccagarbugli" e sempre meno ad uno spettacolo "sportivo". Cionondimeno, non capisco ma mi adeguo. E non mi straccio di certo le vesti per la giusta squalifica di Penelopippe Pit Stop, figuriamoci per quella di Fisiko o per gli stop&go inflitti ad Astronso e Figlio di Papà Rosberg. Certo è che tutte ciò fa assomigliare la competizione ad un match race velistico, con regole su regole, richieste di penalità, infrazioni, sanzioni e chi più ne ha più ne metta.

Quello che rimane è che Carl Lewis Hamilton, figlio del vento, nato da una scorreggia, imbrocca il giusto lato del campo di regata e si presenta alla prima boa in testa mure a dritta. Mentre Astronso, per citarne una, sbaglia la strambata ed è costretto ad orzare per rimanere nel campo di regata. Il primo di tanti errori che lo porteranno ad un miserrimo settimo posto, con tanto di umiliazione leggi sorpasso da una Super Auguri a chi tanti amanti ha. Cose dell'altro mondo. E così, come una New Zealand qulunque, lo scafo nero e argento di Hamilton ha concluso con il vento in poppa la regata nel bacino di Montreal. E mentre woking si tinge di kiwi (uccelli, mica cazzi), la parte di Luna Rossa la fa la Rossa per antonomasia. Il cappotto di Prada veste bene anche per le strade di Maranello. Penosa, al di là della squalifica di Pippe Massa, la prestazione della scuderia. In confusione totale più o meno in tutte le fasi della gara (e non solo). Comprese le strategie. Ma quello che più mi preoccupa è che dopo 7 gran premi l'unica scuderia a non aver ancora effettuato un sorpasso che conta in pista è proprio la Ferrari. E questo è l'aspetto più inquietante della vicenda.

Una ragione va probabilmente ancora una volta ricercata nel regolamento. Le gomme uguali per tutte (ma non ho ancora capito il senso della norma che impone di usare entrambe le mescole durante una gara), motori praticamente identici (visti i paletti molto stringenti fissati per legge sulle caratteristiche tecniche), tutto o quasi si gioca sull'aerodinamica e sul telatio. E, alla esasperata ricerca di un'efficienza tutta da dimostrare, qualcosa deve essere andato storto nella galleria del vento di Fiorano Modenese. Figli di un vento minore, anzi, di un vento sibemolle minore diminuito. O, molto più realisticamente, senza stare a sprecare troppe unghie sugli specchi, a Maranello hanno assunto due eunuchi senza palle.

Un piccolo pensiero sulla gara. Il podio, decisamente inedito. I piloti piazzati anche. Se tutte le gare fossero così bizzarre qualcuno potrebbe anche considerare la cosa divertente. Sarà. Ma non mi convince. A me piace l'incertezza dovuta all'equilibrio delle forze in campo. L'incertezza del fattore umano. Il guizzo del pilota che sa fare la differenza. Siccome mi rendo conto che tutto questo è impossibile da ottenere, per il momento mi accontento di vedere una classifica che se qualcuno ha imbroccato la colonna vincente del Big Race gli offro da bere (ma tanto già so che non ha vinto nessuno, v. qui).

Per oggi basta così. Vi rimando come al solito alle affidabili e precise fonti del giornalismo. Come quello che ha parlato di un incendio a bordo di un aliscafo tra Ischia e Carpi. O quello che, parlando di una che si voleva rifare le tette, e cito testualmente "da tempo desiderava una mastectomia". Chissà cosa scrivono oggi. Io, per il momento, mi fermo qui e vi do appuntamento al prossimo weekend per il gran premio di Indianapolis.

Stay tuned

giovedì 31 maggio 2007

L'importanza delle parole

Quante volte l'avete sentito dire. Soprattutto dal vostro professore di lettere, quando vi riconsegnava i temi di italiano con una sufficienza striminzita.

Le parole possono essere pesanti come macigni, oppure leggere come l'aria e sparire in un alito di vento. Che si stia scrivendo, incidendo una lastra di marmo, urlando o sussurrando, tutto dipende dalle parole che si usano. A volte, più raramente, da come le si usano.

L'ultimo capitolo dell'ennesima polemica dalla pit-lane (i presunti ordini di scuderia da parte di Ron Howard Dennis) si chiude con un nulla di fatto. La magia degli effetti speciali e l'inusitata solerzia della giustizia sportiva (se giusti si possono definire i sommari tribunali sportivi) hanno di fatto cancellato ogni dubbio sulla legittimità della vittoria di Astronso nel gran premio di Montecarlo. Ora, chi è senza peccato scagli la prima pietra. E infatti, non sono stati Alvaro e company a sollevare la protesta (dopo l'infame "let him pass" del gran premio d'Austria di qualche annetto fa, lungi da loro pensare di sollevare una questione per qualcosa di molto meno eclatante). E sebbene il padre padrone della formula uno abbia tuonato cose irripetibili e chiesto sanzioni al di là di ogni ragionevole equità (tipo "escludiamoli dal campionato"), la giustizia forse per una volta ha fatto il suo corso naturale.

Diciamocelo chiaramente: con il senno di poi la gara forse avrebbe anche potuta vincerla Hamleton, e molti di noi sarebbero anche più contenti. Ma è stato un ordine di scuderia a far vincere la gara allo spagnolo. I giudici sportivi hanno ascoltato e riascoltato le registrazioni di tutte le comunicazioni tra box e vetture in pista. E niente di niente. Da nessuna parte si è sentito dire "devi far vincere Fernando", "non ci provare a sorpassarlo", "adesso ti facciamo rimanere secondo che è meglio così", o cose di questo tenore. Ne' tantomeno "lascialo passare", anche perché in quel momento era davanti il 2 volte campione del mondo.

Quindi, tutto bene. Sicuri? Sicuri sicuri sicuri?

Premesso che per quanto mi riguarda la McLadren può fare tutti i giochini di scuderia che vuole e non me ne può fregare di meno (fintanto che non si comincia a giocare veramente sporco con gli avversari, tutto è lecito o quasi), forse tutto si è giocato sul filo delle parole. Parole non dette, parole non scritte. D'altra parte, tutto possiamo pensare tranne che Dennis sia uno stupido. Se un quaqquaraqua qualunque dice "vammi a comprare un kg di pane bianco" per indicare il desiderio di una certa quantità di robbabbuona da tirar su con le narici, non posso pensare che Don Dennis osi proferire il "verbo" sbagliato in una comunicazione la cui unica certezza è quella di essere intercettata. Dunque, trattasi necessariamente di qualcosa di più sottile. Un pizzino in modulazione di frequenza. "Vossia fosse pregato di accomodarsi per il pittestoppe. Che ci dobbiamo cambiare le gomme e anche la strategia. A proposito, quan'tè bella la vostra nipotina in questa foto mentre esce da scuola". In effetti, io non ci trovo nulla di illecito. E voi?

Chiudo qui, avendo sprecato fin troppe parole per qualcosa che sfiora il nulla assoluto. Parole decisamente molto poco importanti.

Stay tuned

lunedì 28 maggio 2007

Tappeto rosso

Siamo in Costa Azzurra, l'è vero, ma ahimé non siamo alla Croisette. Siamo qualche chilometro a est, MonteCarlo, principato di Monaco.

Una volta, e neanche tanto tempo fa, a Maranello avevano un padrone ed uno zerbino. Adesso tutti quanti si sono inzerbinati e tristemente diventati tappeto, parafrasando Mario e Saverio, sotto i piedi dei Savonaralonso di turno. Che può anche muoversi.

Eccome se si è mosso. Sin dalle bugiarde libere del giovedì (sulle quali ho taciuto, avendo avuto dopo tanto tempo l'occasione di vederle in diretta TV) si era capito che questo weekend sarebbe stato molto difficile per gli amanti del rosso. I distacchi imposti dalle macchine di Woking era importante, e a poco sono valse le ipotesi pseudoscaramantiche su assetti, carico di benzina et altro. Né sembra aver avuto particolare efficacia la macumba della pioggia.

E così, mentre nel Chiantishire si produceva una violenta grandinata, nel principato il sole si specchiava nelle frecce d'argento, illuminando d'immenso lo stretto budello d'asfalto tra tabaccai e piscine.

La gara, in verità, è stata noiosetta. E avrei dovuto capirlo da molti indizi. Ma prima, devo fare un'ammissione: non ho visto la corsa in diretta. Ero in effetti impegnato a strafogarmi di carne da Solociccia, suggestivo locale in quel di Panzano in Chianti. E ho fatto di tutto per evitare di avere un benché minimo brandello di informazione su quello che è successo in pista. E ci sono riuscito. E già qui avrei dovuto capire che la gara non era stata un granché. Per tutto il viaggio di ritorno, nella morsa degli autovelox del tratto appenninico dell'Autosole, Isoradio non aveva neanche lontanamente accennato al gran premio di Montecarlo. Né tantomeno se ne era parlato nei titoli di apertura dei telegiornali (in effetti Luxuria presa a uova marce è una notizia mooooolto più interessante). Insomma, nessuno, neanche per sbaglio, mi aveva fatto pervenire il benché minimo indizio che ci fosse stato un gran premio. E mentre su Sky iniziava la replica delle 20, io, ignaro del tutto, già sapevo come sarebbe finita la corsa. Non poteva aver vinto Hamleton, che mentre si interroga sull'essere o non essere, continua ad arrivare secondo e ad essere leader in classifica generale. Non poteva aver vinto una Ferrari, perché sarei stato tempestato da messaggi subliminali fin dalle 15:45 o giù di lì. Né poteva essere stata una gara rocambolesca con pioggia, incidenti, sorpassi o altro. In verità, l'unica sorpresa poteva essere una disfatta totale delle Ferrari, ma anche in questo caso avrei captato qualche onda telepatica attraversare i miei due neuroni.

Insomma, mi sono messo davanti alla tv senza sapere niente eppure sapendo già tutto. Sconsolato e ancora in piena digestione dopo l'abbuffata chiantigiana, ho atteso lentamente che succedesse qualcosa. Un bacetto al guard-rail. Una gomma avvitata male. Un sorpasso per caso.

Niente di tutto ciò. Una gara all'insegna della noia più totale tanto che devo ancora finire di sbadigliare. Certo, se anziché una doppietta McLaren fosse stata una doppietta Ferrari... sarebbe stata noiosa lo stesso, ma almeno avrei di ché bullarmi. E invece mi sento avviluppato da una specie di depressione post-parto. La strana sensazione che per quanto uno gli voglia bene e cerchi di crescerlo bene, questo mondiale è già un po' troppo indipendente e va per la sua strada. E questa strada sembra portare dritto dritto a Woking. Ma, Gianni, non può morire l'ottimismo!!! Per il momento ci possiamo consolare con il podio del tappetto rosso. A proposito, ma se il diminutivo di Filippo è Pippo, quelo di Felipe è Pippe? E se così fosse, non oso immaginare quale possa essere il diminutivo di Rikkionen...

Per oggi non c'è nient'altro. Come al solito vi rimando ai commenti professionali dei professoroni della carta stampata e di quella visualizzata. L'appuntamento per tutti i Gianni e per gli E.R. dell'ottimismo è tra due settimane in Canada. Per tutti gli altri anche.

Stay tuned

lunedì 14 maggio 2007

Op, op, op, somarello

Riprendiamo, più o meno, da dove eravamo arrivati. Lento lento, sulla strada del mondiale 2007, sulla sella alla McLaren, viene l'eterno secondo. Che per uno strano gioco del destino si ritrova primo. Lo era già 4 settimane fa al termine del gran premio della Malesia, ma adesso è più primo degli altri, visto che adesso è solo solingo in testa alla classifica.

I meno giovani ricorderanno che nel periodo Senna-Prost (un'era geologica fa, insomma), i punteggi furono modificati per dare un maggior peso alle vittorie rispetto ai piazzamenti. In tempi più recenti, si decise di dare punti a più piloti, riducendo nuovamente il gap di punteggiatura tra il primo e il secondo. Il risultato è quello che è: Hamleton, pur ancora senza vittorie, conduce il mondiale.

E, paradosso per paradosso, la Ferrari, con 3 vittorie su 4 e 4 pole su quattro (e quattro giri veloci su quattro in gara), si ritrova seconda nella classifica costruttori. Ad una distanza che incomincia ad essere preoccupante.

Ma chi è causa del suo mal pianga se' stesso. A Maranello, dopo che per anni avevano fatto dell'affidabilità (oltre alle prestazioni) il suo fiore all'occhiello, si sta accorgendo che quella che sembrava una rosa è diventata un crisantemo. Appassito, per giunta. E così, dopo il flop in qualifica per Massa nella gara di avvio, è arrivato anche il ritiro in corsa per noie elettriche (ma i divertimenti elettrici che sono, dei vibratori? ndr) del finnicello Rikkionen. Mentre la McLaren, che la parola affidabilità non la trovava neanche nel vocabolario, sembra non si rompa più neanche prendendola a calci. O a gommate, come ha fatto Felipe y Martinez Y Gonzalez Y Massa detto Chico al primo giro. Una sgommatina nella fiancata di un tracotante Astronso. Che non grandendo, avuto la faccia tosta di dire in conferenza stampa che queste cose non si fanno, che è molto pericoloso, che i commissari hanno indagato per molto meno in passato, ma ci mancherebbe, non c'è niente di scorretto, sto gran fijo d'una mignotta di Felipe, no siamo amiconi, ma che ti prendesse fuoco la macchina ai box, bla bla bla.

Ora, non so cosa faccia la mama di Felipe, ma un po' di fuocherello ai box la macchina l'ha fatto. Niente di ché, il glabro Felipe manco se ne è accorto. Anzi, una ceretta al volo non guasta mai.

Come al solito la gara è stata, per tutto il resto, avara di emozioni. Tanti (rispetto alle medie stagionali) i ritiri nei primissimi giri (Trullallero e Rikkionen su tutti) e poco altro. Unico evento degno di menzione un numero incredibile al box BMW-Sauber. E' successo che l'uomo lecca lecca si è sbagliato e ha tirato su troppo presto. Ora, va detto che l'uomo lecca lecca non è un bocchinaro della pit-lane, né un cocainomane, né uno strano soggetto in tempesta ormonale e con istinti feticistici. E' semplicemente colui che, cartello alla mano, segnala al pilota che tutti hanno completato la loro operazione. Ora, non è né la prima né l'ultima volta che viene dato il via troppo presto. L'incredibile, se vogliamo, è che:
1) Heidfield si stava portando a spasso il meccanico addetto all'anteriore destra, e il meccanico non era molto contento di questa gita fuori programma;
2) il dado di fissaggio è volato per aria senza che nessuno dicesse ba o anche solo "cazzo la ruota"

A dire il vero, qualcuno (oltre a qualche milione di persona sdraiata in poltrona) se ne è accorto. Un prode meccanico della Toyota ha raccolto il pezzo incriminato, e prima ha fatto nono con il ditino, come a dire 'ndo cazzo pensi di andare senza il dado. Dopodiché si è infilato il pezzo in tasca come a dire "cazzi vostri, io ve l'avevo detto". Il povero Olalaheidfield si è ritrovato a fare un giro di pista ad andatura da nonnino con il cappello per rientrare ai box e completare l'operazione. Postilla: a sentire il mitico trio RAI, il regolamento prevede che la macchina, una volta ripartita, non si possa riportare indietro ai box nenahce a spinta. Ora, si fa un gran parlare di sicurezza e si mortificano circuiti gloriosi in nome della stessa: qualcuno dovrebbe spiegarmi come una macchina la cui ruota può volare per il circuito (o in testa ad uno spettatore) si coniughi con sicurezza. Forse, sicurezzava? O sicurcazzava?

Va bin, per la classifica completa della corsa, del mondiale, del campionato di serie A di Lacrosse ed altro vi rimando a ben più titolate testate, on-line o cartacee che siano. Io me ne torno nel mio letargo dello scriba e vi do apputtanamento a tra due settimane. In quel gran casino, ops, volevo dire casinò, di Monte Carlo.

Stay tuned

lunedì 16 aprile 2007

Il triangolo no

No, il triangolo non l'avevo proprio considerato. Dopo 3 gare 3 piloti sono appaiati in cima alla classifica. E finora ci sono stati 3 vincitori diversi. E ci sono 3 scuderie sopra a tutte le altre. Il 3, numero perfetto della stagione 2007.

Il triangolo equilatero che ben rappresenta questo inizio di stagione ha alla base il finnicello Rikkionen, mentre i due lati sono rappresentati dai due scagnozzi della McLadren. Non stupisce la stagione dell'astronso, né una Ferrari là davanti, ma incomincia a diventare una piacevole sorpresa l'avvio di stagione del Man In Black della formula uno. H. H come l'enigmatico e dubbiso Hamlet, nero come Otello. A questo punto dobbiamo chiederci se il mondiale 2007 sarà una commedia o una tragedia firmata Guglielmo Scuotilancia.

La parte della bisbetica domanta è già assegnata a Felipe y Gonzalez y Martinez Y Pippones y Massa detto Chico. Più bisbetica che domata. Dopo il gran premio della Malesia ho pensato peste e corna del brasiliano. Stavo già per lanciarmi in uno sproloquio senza fine sulla indegna partecipazione al gran premio di Sepang. Alla fine ho desistito. E' un po' come sparare sulla croce rossa. Anche perché, vista la gara di ieri, la Ferrari più di tutti gli altri ha un enorme problema di sorpassi. Non ce la può fare. Se non esistessero le bandiere blu starebbe dietro anche ai doppiati. Non so se sia un problema di vettura o di pilota, ma né il brasiliano né il finlandese sembrano in grado di mettere la freccia e schizzare avanti. Anche se, per completezza, va detto che ieri il brasiliano ha condotto la corsa dall'inizio alla fine e non ha avuto bisogno di fare sorpassi (e per la cronaca ha anche vinto).

Dobbiamo dire grazie all'ex pecorella di Peter Sauber se si è visto un sorpasso degno di questo nome. Nick Lo Svelto Heidfield ha mostrato al mondo (e al suo campione in carica) che i sorpassi si fanno ancora. E che sorpasso. Chapeau. Nel frattempo, Alvaro e banda dovrebbero proiettare a ripetizione le immagini di questo piccolo miracolo ai due presunti piloti ospiti a Maranello, un po' in stile Arancia Meccanica, giusto per vedere se riescono ad imparare qualcosa.

Dell'astronso non voglio dire più di tanto. Ieri ha messo il suo tom tom e seguito pedissequamente le istruzioni: tra trecento metri, rallentare, tornante a sinistra. Alla rotonda fermarsi ai box. Poco di più. Ma quanto basta per essere ancora in cima alla classifica.

Non posso fare a meno di notare, in ogni caso, che i tre cuori in affitto in quel piccolo monolocale che dovrebbe essere la testa del mondiale sono rappresentativi di quanto poco siano selettivi i punteggi. Il pur bravo Hamleton, a forza di essere o non essere si ritrova primo senza aver vinto neanche una corsa. Visti i valori espressi sin qui, rischia di lottare per il mondiale a suon di onestissimi piazzamenti. Servirà anche a tenere in vita il mondiale il più a lungo possibile, ma è una cosa che ho sempre trovato molto deprimente.

Taccio su tutto il resto: la corsa l'avete vista, se non l'avete vista avete letto quanto basta a pagina 261 e seguenti del televideo. E francamente non c'è molto da aggiungere. Io le corse continuo a guardarle, ma che noia che barba che barba che noia. Peccato non abbia una coperta da scalciare (o con questo caldo è quasi una fortuna).

E comunque, adesso, per quasi 4 settimane non sentiremo parlare di nulla o quasi. Il prossimo appuntamento è per il 13 di maggio, gran premio di Catalunya.

Stay tuned

lunedì 19 marzo 2007

Vodka alla Fragola, please

E che sia bella ghiacciata. D'altra parte, si sa. In Finlandia sanno fare bene quelle due o tre cose: i telefonini, la vodka ed i piloti. Il caso vuole che alla Ferrari abbiano rifilato una bottiglia di vodka glaciale. Alla fragola. E il sapore non sembra neanche malaccio: il sapore della vittoria.

Ora, ci vuole un po' di calma e molto gesso. Perché a sentire i commenti dei giornalisti italiani (ma sfortunatamente mi sono perso quello di Terruzzi) siamo già di fronte ad una Ferrari imprendibile. Sono tornati i Marzianelliani. Si salvi chi può!

Sarà, ma un po' di sana prudenza non guasta. Il finnicello Rikkionen ha si, dominato la corsa dall'inizio alla fine. Ma non ha stracciato gli avversari. Il primo indizio è che non sia riuscito ad accumulare abbastanza da rimanere primo anche nel valzer dei pit-stop. Poco male, non stiamo parlando di chissà quale problema. Rimane il fatto che come al solito i giornali italiani si infiammano per molto poco. Secondo indizio: la prestazione di Felipe Y Gonzalez Y Martinez Y Massa detto Chico sembra una cosa da altri tempi, ma le difficoltà che ha avuto nel sorpassare un dinosauro come l'Highlander (e non solo) devo averle viste solo io. Che, per la cronaca, mi sono alzato alle 3:50 e ho seguito tutta la corsa in diretta (ma qualche volta gli occhietti li ho chiusi). Per fare una prova mi manca il terzo indizio, ma l'indagine è appena agli inizi. Chiederò comunque una consulenza a Woodcock, che di frivolezze se ne intende.

Infiammazione ben più giustificata per i giornalisti inglesi che incensano e lodano la prestazione del primo Man In Black della formula uno, mr Hamilton aka Sara Connor, aka lady Terminator. Il suo si che è un esordio col botto. Tutta la gara al secondo posto, è sempre sembrato meglio dell'Astronso e forse ha dovuto rinunciare alla piazza d'onore per giochini di scuderia. Resta il fatto che la McLadren è in testa al mondiale costruttori, e viste le premesse dei test invernali non è una cosa da sottovalutare.

Per il resto, non ho visto una corsa molto diversa da quelle che ci hanno annoiato nella scorsa stagione. L'unica botta di adrenalina ce l'hanno regalata Wurz e DC, con il secondo che è passato a pochi centimetri dalla testa del primo. Onestamente l'inquadratura dall'on-board camera è stata molto impressionante. E il povero Wurz secondo me un po' di cacchina nella tuta se l'è fatta, se è vero come è vero che è stato fermo in mezzo alla pista per qualche decina di secondi dopo l'incidente e non sembrava proprio trattarsi di un problema tecnico.

Per il resto non ho molto da aggiungere. Come al solito, vi invito a leggere cronache ben più affidabili, precise, faziose, parziali e tendenziose sulla carta stampata o sui vari siti on line. Il nostro appuntamento è per il weekend pasquale in quel di Sepang.

Stay tuned

venerdì 16 marzo 2007

Con il nastro rosa, anzi rosso

Un giorno che avevo rotto col passato, quando già credevo di esserci riuscito, sono caduto. Chiuse virgolette, punto a capo.

Il resto del testo non lo so e non ho voglia di cercarlo su Google. Ma in qualche modo Bernie Battistlone e Max Mogosley devono avere in mente un motivetto che più o meno suona così. Il passato con cui si è rotto è quello dell'ingombrante tdm che finalmente ha liberato l'appartamento e a lasciato il posto al nuovo che emerge. Che è una di quelle frasi che mi suona un po' di fogna intasata e sostanze organiche sparate fuori dalla tazza del cesso.

Il nuovo che emerge in realtà non è poi così nuovo, visto che al via troviamo alcuni soggetti più che pensionabili (Fisiko, l'Highlander DC, Macherino, Trullallero per citarne alcuni). Ma ci sono alcune new entry interessanti, come quella di Linda Hamilton (la Sarah Connor di Terminator, per capirci), che affianca Astronso in casa McLadren. O N'dovalanainen, che ha preso il posto del campione del mondo in casa Renault. Ed in effetti il nuovo è praticamente tutto qui. Qualche cambio di sedile, una riverniciata alle carrozzerie (e qualche cambio di nome per alcune scuderie) e null'altro. Forse la novità più rilevante è che per la prima volta da un decennio a questa parte (forse per la prima volta da sempre) in Ferrari non c'è un eletto. Anche se il ruolo di Neo sembra stato studiato su misura per il finnicello Rikkionen. Che per il momento le prende di santa ragione da Felipe y Martinex y Gonzalez y Massa, detto Chico. Sembra che se la giocheranno a birra e salsicce. Gli Oliver Onions ringraziano.

Si ritorna in Australia per dare il via ad una stagione che già si dimostra poco interessante anche per i media, anche se la Rai è tornata a trasmettere le libere (qualcuno di voi si è alzato nel cuore della notte per questo imperdibile evento). Probabilmente lo share del 6 nazioni di rugby sarà molto più alto di quello del GP notturno. Nonostante l'assenza del tdm, o forse proprio per questo, nonostante il fatto che nelle libere di questa mattina (e nei test invernali) le vetture di Maranello si siano dimostrate in grado di assolvere in pieno il loro compito e di lottare per il titolo. Se volete vedere i tempi delle libere potete andare qui

A questo punto non resta che svegliarsi intorno alle 2:30 del mattino, seguire le qualifiche e cercare di capirne di più. E verificare cosa succederà in gara. Cosa che forse farà il mio videoregistratore. Come ho già detto in tempi meno sospetti, quest'anno la formula uno sarà la colonna sonora della mia pausa post-prandiale. Credo che farò a meno di alzarmi dal letto per andare a dormire sul divano. Oppure no. Dicono che potrebbe piovere e la cosa potrebbe farsi interessante. Ma dicono anche che lunedì potrebbe nevicare. Quanti condizionali a condizionarci la vita...

Ne riparliamo, forse, lunedì. Se vi interessano i tempi delle libere o informazioni un po' più serie, potete andare qui:
http://it.sports.yahoo.com/f1/
oppure qui
http://www.f1-live.com/f1/it/risultati/live_flash/index.html
oppure scegliete voi
http://news.google.com/news?hl=it&ned=it&ie=UTF-8&ncl=1102945451&scoring=d

Stay tuned