lunedì 3 novembre 2008

Happiness is a warm gun

Difficile dare un titolo significativo alla corsa di ieri senza incappare nelle forche caudine dei filtri antispam. E, volendo, difficile anche dare una lettura alla corsa di ieri senza cadere nei luoghi comuni e senza ripetere cose dette e ridette. Potrei limitarmi ai fatti e raccontare, telegraficamente, l'epilogo del tormentato mondiale 2008. Vinto Hamleton - stop.

Volete altro. Difficile. Ci sono un miliardo di cose che si potrebbero dire. Almeno novecentonovantanovemilioninovecentonovantanove (l'avrò scritto giusto?) le potrete trovare tra quotidiani on line, blog, newsgroup e quant'altro. Proverò a cercare quell'unica cosa non ancora detta cercando di non essere troppo prolisso. Missione difficile, ma non impossibile. E, come diceva Anthony Hopkins in MI:2, missione difficile dovrebbe essere una passeggiata.

Dunque, dunque. Un anno fa, nell'ultima corsa stagionale in condizioni per certi versi simili a quelle di ieri, mi sono bellamente addormentato prima del via e risvegliato con Rikkionen campione del mondo. Scaramanticamente avrei dovuto sbattermi sotto le coperte e ronfare della grossa. E invece no. Mi sono piantato lucidamente davanti al televisore. Ma, col senno di poi, non so bene cos'ho guardato. Mi sembrava di aver messo il canale 207 di Sky. E mi sembra pure di aver sentito la voce di Vanzini e Gené. Insomma, mi sembrava tutto ok. E mentalmente ero perfettamente sintonizzato su TeleGufo (il canale per le gufaggini a distanza), nel quale potevo liberamente augurare ogni sfiga possibile al novello campione del mondo. Mancavano giusto giusto la frittatona di cipolle e la familiare di Peroni ghiacciata.

Eppure... a un certo punto, ho incominciato a vedere i cartoni animati. Una fatina buona e anche un po' zoccola, forse la rossa Bloom, si è avvicinata in volo alla pista di Interlagos e fatto un enchantix. La principessa del pianeta Domino, pur posseduta dal fuoco del drago, ha deciso di spargere acqua sul circuito a nove giri dalla fine. E, in un niente, la corsa di Pippe diventa veramente la corsa per il mondiale. Per Hamilton, che fino a quel momento aveva corso con la calcolatrice in mano come un qualunque revisore contabile, le cose sembrano mettersi maluccio. La maledizione del perdente sembra abbattersi sul giovane e antipatico (posso dire che si tratta di un'antipatia a pelle senza passare per razzista?) pilota della McLadren. Tutto sembra indirizzare il mondiale verso Maranello quando Vettel sorpassa Hamilton, che a quel punto si ritrova sesto. Massa taglia il traguardo, Hamilton è ancora sesto. Mancano ancora due curve al traguardo. I cronisti italiani impazziscono, al box Ferrari incominciano a tirar fuori lo champagne dal frigo. Ma ecco che succede l'inimmaginabile. Quella specie di pistola aromatica che risponde al nome di Timo Glock si ferma a guardare le marmotte che incartano la cioccolata a bordo pista. La qualcosa è già incredibile di suo, se si pensa che a memoria d'uomo mai marmotta fu avvistata in tutto il Brasile, foresta amazzonica compresa. Hamilton passa, e in definitiva vince, vince, sì il ragazzino vince e con lui vince la McLaren intera. E se uno svizzero ti dice, italiano pizza, spaghetti mandolino... probabilmente non ha tutti i torti.

E mentre al box Ferrari, incuranti degli eventi, incominciano a brindare (diranno poi che stavano comunque festeggiando l'importantissimo e fondamentale mondiale costruttori), Don Dennis se la ride beatamente sotto i baffi.

In definitiva, aveva ragione Leopardi. La felicità è un momento normale tra due momenti di merda. Chiedere a Pippe: quando pensi di averla assaporata, ti rendi conto che quello che hai messo in bocca non era la cioccolata incartata dalle marmotte, ma ti tocca comunque ingoiare il boccone amaro. E aveva ragione Giovannino Lennon, che diceva che la felicità è una pistola calda. Chiedere a Lewis: la felicità è una pistola che si chiama Glock.

Stay tuned.

lunedì 7 luglio 2008

Silverstone, la Ferrari e una piccola lezione sul project management

Dopo la gara di ieri, e soprattutto dopo quasi due mesi di silenzio, rieccomi a parlare di qualcosa che potrebbe riguardare la Formula uno, ma anche no. A proposito, lo sapete già ma lo ridico: il 30 aprile è arrivato Alessandro. Mamma e figlio stanno bene, bla, bla. Ok, torniamo a parlare di cose serie.

Dunque, si diceva. Boh, stamattina mi sono svegliato, ho fatto tutto quello che andava fatto (si, ho fatto anche la cacca) e mi sono recato al lavoro. Dove avrei affrontato subito subito una mega riunione su un mega progetto nella quale si doveva parlare di mega pianificazione.

Qualcuno di voi sa che mi occupo di software. A tutti gli altri non gliene può fregare di meno, ed è giusto così. Voglio, per un giorno, coinvolgervi nelle mie elucubrazioni pseudo professionali. Mentre mi accingevo ad entrare nella sala riunioni, pensavo al gran premio di ieri. E alla Ferrari. Ed ho tratto la conclusione che aver dedicato due ore di una caldissima domenica alla formula uno, una volta tanto, non è stato tempo perso. E' stato il mio piccolo MBA. Una sessione formativa di indicibile valenza. E come Elwood Blues (o Jack, non ricordo) ho visto la luce.

Metodi agili contro supermegapianificazione. Due stili a confronto. Uno è andato sul podio, l'altro no. Uno ha portato sul podio nientepopodimeno che l'ex gaio zerbino, al secolo Barrichello. L'altro una macchina al quarto posto e una nientepopodimeno che ultima (ma il pilota conta, eccome se conta, maledetto Pippe).

La Ferrari ha analizzato i dati, letto i bollettini meteo, deciso una strategia ed un piano preciso, affidandosi ciecamente ad essi quando il mero buon senso diceva che eravamo di fronte ad un'enorme, gigantesca, strepitosa cazzata. Talmente abituata a muoversi sul sentiero tracciato dai propri pianificatori da essere incapace di intraprendere una qualunque azione correttiva.

La Honda è stata agile. Un extreme driving, azzarderei. Non tanto per le qualità del pilota, ma di uno che la sa lunga e che tanto ha fatto vincere anche a Maranello. Rosso Marrone, il Kent Beck della Formula Uno, il Martin Fowler del paddock. Lui si che ha capito l'agile manifesto. Embrace the changement. Abbraccia il cambiamento. E se puoi, fallo diventare un motivo di successo. Né più né meno che quello che hanno fatto in Honda. Portando, per qualche giro, ad avere un Barrichello che girava 10 secondi più veloce del leader della corsa. Mentre il migliore dei ferraristi (il finnicello) ne perdeva da 6 a 10 dal tamponatore della pitlane. Roba da mettersi a copiare la Honda e fare comunque meglio di quanto ottenuto.

Ecco, io ho visto la luce. D'ora in avanti sarò un adepto dei metodi agili. Abbraccerò il cambiamento. E magari gli darò anche qualche casto bacino. E a tutti quelli che mi diranno che vogliono una supermegapianificazione, gli proporrò la registrazione della corsa di ieri. Oggi sono un project manager migliore di quanto fossi ieri alle 14:00. Direi almeno il doppio, forse il triplo, magari anche il quadruplo. E non importa se quattro per zero fa zero.

Ma forse voi volevate leggere qualcosa sulla formula uno. Magari sarà per la prossima volta. Magari tra due settimane, in quel di Hockenheim.

Stay tuned.

lunedì 28 aprile 2008

Il lupo perde la gomma ma non il vizio

Stavo guardando il gran premio e mi è venuto in mente Matrix. Non la trasmissione di mitraglia Mentana. Né il macellaio tatuato che gioca in una squadra con la maglia a strisce nere e azzurre. Stavo pensando al film dei fratelli Wachosky. Deja vu. Solo che non si tratta di un gatto nero che passa due volte in un palazzo diroccato da realtà virtuale. Anche se probabilmente un baco c'è. Non sarà nella matrice, anche perché non stiamo parlando di 4x4, ma il dubbio che qualcosa a Woking non funzioni come si deve c'è.

Il deja vu è quello che ha visto protagonista Ndvolainen. La dinamica, sia pur con un effetto specchio, ricorda molto da vicino quanto successe al presunto talentino anglo-caraibico durante le qualifiche del Nurburgring la passata stagione. Poff, la ruota si affloscia e la macchina va dritta dritta nelle protezioni. E ci si infila dentro. Come in altre occasioni la regia, in un eccesso di anti-cinismo e anti-spettacolarizzazione, non ci fa vedere una mazza di quello che è successo, e dobbiamo quasi immaginarcelo. Vediamo una safety car, un po' di macchine che procedono ad andatura ridotta, e non sappiamo se il finnico della McLadren sia vivo o morto. 6 lunghi interminabili giri a passo d'uomo prima di vedere il replay del biondino in barella che solleva il dito (non il medio, il pollice) come a dire tutto ok.

Nel frattempo, le forche caudine del regolamento senza senso costringono Olalaheidfield ad una sosta ai box con pit-lane chiusa e conseguente penalizzazione con stop-and-go di 10 secondi. Porello, con le due gocce di benzina che gli erano rimaste nel serbatoio non avrebbe potuto fare un giro di più. A parte che qualcuno dovrebbe spiegarmi una cosa: se entro nei box con semaforo rosso mi becco lo stop-and-go, se il rosso lo prendo in uscita mi prendo la squalifica. Ma chi le ha scritte queste regole, Olivieri e Pancaldi? In ogni caso, visto che al tedesco la sanzione è costato la quinta piazza (e forse qualcosa di più) e ne ha decretato il primo posto fuori dai punti, per la prossima volta gli suggerisco di parcheggiare la macchina di traverso nella corsia di ingresso della pit-lane.

Per il resto, non si è visto quasi nulla. I sorpassi, pochissimi, molto complicati e tutti nelle retrovie. L'unica emozione ce l'ha regalata il gaio zerbino che è riuscito nella non indifferenze impresa di fare un incidente in pit-lane e di portarsi a spasso l'alettone per tutto un giro.

Rimane la soddisfazione, per i tifosi Ferrari, di una doppietta. Che dice tanto ma non dice tutto. Innanzitutto i distacchi. Sarà che questa è la pista più testata in assoluto, ma per tutto il weekend si è assistito ad un livellamento impressionante. E infatti, tra il primo e il quarto (complice anche la duplice safety car) il distacco è di poco superiore ai cinque secondi. Cionondimeno, né Rikkionen né Pippe hanno dato l'impressione di faticare per mantenere le posizioni e quel minimo margine di sicurezza da chi li seguiva. Ho qualche dubbio sulla corretta lettura di questo dato.

Che dire. Speriamo di vedere cose turche tra due settimane. Sicuramente vedremo Istanbul. Per la gara, chissà.

Stay tuned

giovedì 24 aprile 2008

Un lungo e caldo weekend

Non fatevi ingannare dal fredifago venerdì festivo e conseguente weekend lungo. Non fatevi prendere in giro dalle previsioni di tempo bello, ma che dico bellissimo. Non fatevi turlupinare dalle annunciate code a tratti lungo lunghi tratti delle autostrade italiane, ché tanto il traffico si riverserà anche sulle stradine di campagna. Non credete a nulla, nemmeno a questo blog.

Tanto per cominciare, di traffico ce ne sarà veramente pochino. Si parla di 22 macchine o giù di lì. E il tanto annunciato sole latiterà, anzi, potremmo anche assistere ad un gran premio bagnato. Sì, perché domenica si corre in quel di Barcellona. E ricordatevi di guardare il gran premio.

Ora, francamente, a 6 giorni dall'arrivo del mio secondogenito a tutto dovrei pensare fuorché alla formula uno. Ai più distratti dovrei tuttavia ricordare, oltre a guardare il gran premio, che al rientro dalla maternità, la mia polpettina ha trascorso un paio di piacevolissime ore davanti alla TV, guardando il gran premio degli Stati Uniti del 2003. Di cui, invero, non ricordo assolutamente nulla: lei, sì, guardava la corsa; io, invece, ho passato il tempo in contemplazione cosmica davanti al piccolo miracolo della natura appena entrato nella mia vita.

Quindi, pur in prossimità di una scadenza così importante, non posso fare a meno di pensare che domani ci saranno le libere, sabato le qualifiche e domenica il gran premio. Ma visto che domani è festa, e anche i blogger vanno in vancanza, anticipo a oggi il mio inutile commento pregara senza gli inutilissimi tempi delle libere. E, per dirla tutta, senza notizie di rilievo, ma questa non è una novità.

L'unica cosa che posso aggiungere è: orsù dunque, ricordatevi di guardare il Gran Premio.

Si, mo' me lo segno.

Stay tuned.

lunedì 7 aprile 2008

Diceva Socrate, ribadì Xantippe

Meglio una chiavata che centomila Pippe. L'epitaffio della filosofia socratica in realtà mal si addice a quanto visto ieri. Ma anche no. In effetti, sebbene Felipe detto Pippe abbia vinto dimostrando per tutto il weekend una superiorità che è in Barhein non fa neanche particolarmente notizia, rimane pur sempre meglio una mezzoretta di ginnastica di coppia. Ma stiamo divagando.

Anche perché ieri abbiamo assistito all'impippimento di Hamleton. Il quale, per nulla soddisfatto della prestazione in gara (a partire dalla partenza alla moviola, passando per il tamponamento ad Alonso, per arrivare ai gestacci nei confronti di un carneade qualunque che era davanti a lui e non un doppiato), a fine corsa dichiarerà unicamente "sono incazzato nero!".

Di tutt'altro umore, direi quasi al settimo cielo, il cubo di Rubica. Avevo incominciato ad avere un certo presentimento dopo lo spaventoso incidente di Montreal della scorsa stagione. Questo deve avere un santo in paradiso. E, sarà anche bravo, ma mi sa tanto che questo giovanotto di Cracovia un quasi santo in paradiso ce l'ha sul serio. Mi sa tanto che quel Karol, di Cracovia pure lui, dismesse le vesti terrene di Santo Padre, ha preso una poltrona in prima fila su Sky. Solo che il suo telecomando è molto più interattivo del mio e, a forza di dai e dai, sta spingendo la neo pecorella di Peter Sauber Biemmevu sempre più in alto, la dove neanche la grappa Bocchino sigillo nero.

Sulla corsa non c'è molto da dire che non sia già stato detto o scritto. I primi due o tre giri sono stati anche abbastanza divertenti, ma alla fine lo spettacolo ha latitato come al solito. Incomincio a capire perché il signor Max trascorra il suo tempo libero in un certo modo.

Bene, adesso ci aspettano tre settimane di relax in attesa del rientro nel vecchio continente della mai abbastanza nuova Formula Uno. Nel frattempo mi sciropperò la serie completa delle Waky Races con il commento originale di Ferruccio Amendola per ricordarmi cosa significhi l'emozione di una corsa motoristica. E, anche se so come andrà a finire, farò come sempre il tifo per Dick Dusterdly. Accidenti, doppio accidenti, triplo accidenti.

Stay tuned.

venerdì 4 aprile 2008

Il rosso adulterato

Oggi ci sono state le libere, e le Ferrari sono state le più veloci del gruppo. Vabbeh, si dirà che si sapeva, che ci hanno girato per tutto l'inverno, eccetera eccetera e bla bla bla. Ma la notizia del giorno è che il rosso è adulterato. Tracce di concimanti. Se Shakespeare faceva dire ad Amleto che c'era del marcio in questo stato di Danimarca, oggi si direbbe che c'è della merda nel rosso. Dai tirate giù le mani, non sto parlando di Felipe... Che peraltro ha il miglior tempo in entrambe le sessioni di libere.

Già, domenica è di nuovo giorno di gran premio. Visto che siamo nella penisola araba, ce la caviamo con una partenza all'ora di pranzo. Tra una lasagna e un arrostino, il via alle 12:30

Stay tuned

martedì 25 marzo 2008

Here comes the sun

- Per l'ultima volta, dove si trovava tra le otto e le nove e quarantacinque di domenica mattina?
La voce dell'ispettore Sundayles incominciava a tradire il nervosismo. Il poliziotto girava come un peripatetico intorno al tavolo in alluminio posto al centro della sala interrogatori e si trovava ormai alle spalle dell'indagato. L'aria era pesante. Dietro ad una pesante cappa di fumo capeggiava il cartello del divieto di fumo. Sundayles inspirò a pieni polmoni dal suo Havana facendo brillare la punta del sigaro nella penombra della stanza. Espirando dal naso, assunse una posa da toro inferocito.
- Lo sa dov'ero, gliel'ho già detto e ridetto...
Sundayles stava avvicinando le mani al collo del piccolo uomo che si ostinava a non dargli le risposte che cercava, quando un altro piccolo uomo entrò nella stanza.
- Si prenda una pausa, ispettore Sundayles, qui continuo io - disse il nuovo entrato con un mellifluo accento francese.
Sundayles si bloccò a pochi millimetri dalla giugulare dell'uomo in manette e continuò a fissarlo per pochi lunghissimi attimi. In un attimo si ricompose, spense il sigaro sul tavolo di alluminio e abbandonò la stanza.
- Il mio collega ogni tanto si fa prendere la mano - disse finalmente il nuovo entrato quando rimasero soli. - Permetta di presentarmi: sono il commissario Jean Cloustodt.
Si avvicinò all'imputato. - Credo che queste non siano necessarie, n'est ce pas?, disse mentre con un rapido gesto lo liberava dalle manette. - Gradisce una tazza di caffé?
Mentre si toccava i polsi quasi a verificare che fossero ancora al loro posto, l'uomo fece cenno di si con la testa.
- Allora, monsieur, ricominciamo da capo. Mi può s'il vous plait dire cosa è successo?
- Ve l'ho già detto e ripetuto fino alla nausea.
- Deve avere pazienza, mon ami, ho bisogno che lo ripeta ancora una volta a moi. Parola per parola. Abbiamo tutto il tempo, non si preoccupi, faccia pure con calma
- Che cosa vuole sapere?
- Tutto, dall'inizio. Bien sur, la parte di Adamo ed Eva già la conosco, quindi può saltare quel capitolo
- Ok, ero in garage. Sono salito in macchina, appena è stato possibile sono partito per fare il mio giretto, intorno alle otto, otto e cinque. Dopo un po', mi sono fermato a fare benzina, saranno state le 8:20, 8:30 al massimo.
- C'era qualcuno con lei?
- Beh, no, di solito sono vado da solo.
- Continui la prego.
- Quando sono uscito dal benzinaio ho visto una macchina davanti a me. C'era un tizio, un biondino, che mi faceva gestacci e pernacchie.
- Capisco...
- Beh, non so se può capire. Comunque, ho acceso la radio
- Ha acceso la radio? Si ricorda cosa stava ascoltando?
- Non so, ricordo le parole, qualcosa del tipo "little darling, it seems like Iceman's slowly melting"...
- Bien sur, George Harrison, Here comes the sun. Les fab four. Ah, quelle symphonie
- Si, può essere. Io conosco solo Cacao Meravigliao. Comunque, c'era questa musica, c'era questo bulletto biondo. Io non lo so cos'è successo dopo, non ricordo niente.
- Suvvia, faccia un petit sforzo, s'il vous plait
- Ecco io, forse...
- Oui...
- ... forse forse ...
- ... ouiiiii .....
- ... forse ho fatto una ca...
- ... ouuiiiiiiii .....
- ... una grande ca.....
- ... ouuuuuiiiiiii .....
- ... un'enorme, gigantesca, strepitosa cazzata!!!!

Tutto tacque. Sul viso del commissario Cloustodt apparve un sottile ghigno di soddisfazione. Felipe detto Pippe era crollato e piangeva come un bambino. Cloustodt abbandonò la sala interrogatori lasciandolo solo. Sundayles si accese un altro sigaro nel parcheggio della centrale di polizia. Il biondino venne identificato nel Finnicello Rikkionen e subitamente rintracciato in un pub sbronzo come un alce in calore. La primavera era inizata, ma la temperatura era ancora troppo rigida per togliere i cappotti. Cloustodt guardò un tiepido sole far capolino tra le nuvole. "Here comes the sun, and I say, it's all right"

Stay tuned

venerdì 21 marzo 2008

La macchina di Alan

Alan non era un pilota, sebbene debba la sua celebrità alla sua macchina. E la sua macchina non era una Panda, anche se si mormora che vedendo che non c'era disse "bisognerebbe inventarla". Alan era un pregiudicato. Probabilmente Alan non aveva neanche la patente, ma su questo i biografi non ci dicono nulla.

Cosa c'entra Alan con la formula uno? Onestamente non lo so neanch'io, ma se avrete la pazienza di seguirmi fino in fondo potremo arrivare insieme alla soluzione di questo enigma. D'altra parte Alan si occupò per lungo tempo di risolvere l'Enigma con la E maiuscola. Ma questo era solo un passatempo, per di più quasi forzato. Alan aveva un problema con la sua macchina. Il meccanico di Alan, matematico mancato, dopo aver guardato e riguardato la situazione, decise di definirlo come Il problema dell'arresto e la sua indecidibilità. Ora, bisognerebbe ritrovarsi in quel piccolo e buio garage di Church Street per capire di cosa si stava parlando. La storia diventa quasi mito, e con lei il problema: un problema ai freni? Un problema all'accensione? Un problema allo spegnimento? Cosa diavolo succedeva alla macchina di Alan?

Il meccanico elaborò una sua teoria basata sul teorema dell'incompletezza di Godel. Ve l'ho già detto che era un matematico mancato, vero? E già che c'era, decise di sperimentare la teoria del gatto di Schrödinger, perché nel tempo libero il meccanico si dilettava nella fisica dei quanti (e dei quali). La teoria fu scritta e dimostrata sul retro di un calendario Pirelli e andò persa per sempre in un accesso d'ira funesta della devota moglie.

Uhm, ancora non ho capito bene neanch'io cosa c'entra tutto questo con la formula uno. Ah, ecco, l'indecidibilità dell'arresto. Accertato che non si tratta di un problema giuridico (che faccio, lo sbatto in gabbia oppure no?), allora deve trattarsi di qualcos'altro. Oppure questo problema lo deve aver incontrato anche qualcun altro. Qualcuno ha detto "Ferrari"? Ecco, quindi, infine arrivati al busillis.

Il problema assume contorni diversi. Nel paddock, ma soprattutto sulla carta igienica stampata, si è incominciato a parlare di centralina. Di elettronica. Di software e di bug. Di backdoors e comandi segreti. Di codice di test lasciato lì perché visto che c'era non si vedeva il motivo di toglierlo. Una centralina, che chissà come, provoca l'arresto del cuore modenese della formula uno. In effetti le coincidenze sono spesso sospette. E in Australia, così come nell'antipasto della Malesia, i motori più soggetti a moria sono proprio quelli realizzati a Maranello (i propri e quelli per le scuderie clienti). Non siamo ancora al livello di 3 indizi che fanno una prova, ma quasi ci siamo. Oppure, smentendo quanto dice il signor Dominicali, in ferrari si sono tutti rincoglioniti e non sanno più costruire un motore. Difficile, non impossibile.

Poeticamente si potrebbe dire che assume contorni di versi, ma sono più che sicuro che non ci siano endecasillabi in questa mia composizione. Eppoi la metrica non c'entra nulla. O forse si. Forse si tratta di un problema metrico. Forse qualcuno si è dimenticato di dire a qualcun'altro che la centralina è di origine britannica e quindi usa il sistema britannico, mentre il motore lavora con il metrico decimale. Visto che la NASA ci ha bruciato qualcosa come 3 miliardi di dollari facendo sfracellare una delle prime sonde inviate su Marte per un problema simile, non si può a priori escludere la vicenda. Ma, ancora una volta, si torna al tema del rincoglionimento cronico.

La cosa buffa è che constatatre che il nuovo regolamento, riducendo l'elettronica e imponendo l'adozione della centralina unica (che per chi non lo sapesse è prodotta nientepopodimeno che da McLaren e Microsoft, oddiommio), abbia causato come effetto collaterale un aumento dei guasti dovuti alle tecnologie digitali. Roba da matti.

A proposito di Alan: di cognome fa Turing, e la sua macchina non ha quattro ruote, ma è quanto di più astratto possa esistere. E in comune con la formula uno ha solo il fatto che l'arresto del motore sembra sia un problema indecidibile (e, almeno a Maranello, irrisolvibile).

Prima di chiudere, vi segnalo che sono appena terminate le libere a Sepang. Domanimattina le qualifiche e risveglio pasquale alle 8 (o alle 7, boh) davanti alla griglia di partenza. In attesa della grigliata del giorno di pasquetta.

Stay tuned

giovedì 13 marzo 2008

Ecchissenefrega

Cinque mesi. Tanto è passato da quando il finnicello Rikkionen ha piazzato la zampata finale sul mondiale riportando a casa il titolo e l'adesivo con il numero 1 da appiccicare sul musetto. E nel frattempo è caduto un governo (ecchissenefrega), 3 italiane su 4 sono uscite dalla champions league (ecchissenefrega), è iniziato il Grande Fratello 8 (ecchissenefrega al quadrato), Valentino ha fatto la pace con il fisco (ecchissenefrega al cubo), eccetera.

E ricomincia la formula uno (ecchissenefrega alla decima). In cinque mesi uno qualcosa da scrivere dovrebbe pur farsela venire in mente. E invece niente. Proprio del tipo ecchissenefrega. Incomincio a entrare nella fase del disinteresse. So che è un mal comune e quindi dovrei dire mezzo gaudio. Ma a questo punto uno preferisce il gaudio intero. Che se ne farà uno di un mezzo gaudio, poi? E se mi scappa una i? Sono sempre lì, in mezzo al guado. E se mi scappa la popò mentre sono in mezzo al guado? Mi ritrovo in mezzo al guano?

Tant'è, necessita una decisione. Cosa faccio questa sera? Sto alzato fino alle 2/3 del mattino a seguire le inutili libere del venerdì (si, si oggi è giovedì, ma a mezzanotte e un secondo saremo già nel venerdì e questo weekend si riparte dall'Australia...)? E domenica mattina alle 5.30.

Lo so sembro un disco rotto (ecchissenefrega alla enne per enne che tende ad infinito). Tutti gli anni la stessa storia. Inizia il mondiale e tutti a chiedersi se varrà la pena di spendere qualche ora a weekend per seguire 22 milionari in tuta ignifuga e casco multicolore in fila indiana dall'inizio alla fine (pit-stop permettendo). E come tutti gli anni, il dinamico duo Bernie&Max ci propinano qualche nuova regola per cercare di rendere il tutto alla sua dimensione di competizione sportiva e spettacolo godibile(ecchissenefrega di quei due). E come tutti gli anni, cederò alle lusinghe degli otto cilindri (ma non a quelle del trio, che probabilmente sarà ridotto a duo visto che Piola sembra essere passato alla corte di Murdoch, visto che seguirò le corse in sedicinoni proprio su Sky).

Certo, con un pupetto in arrivo (e questo invece me ne frega parecchio) potrei concentrare le mie energie psico-fisiche su qualcos'altro. Ma c'è qualcosa che mi trattiene incollato a questo insulso mondo. Sarà qualche messaggio subliminale infilato tra i fotogrammi. Sarà che la formula uno è uno dei pochi posti al mondo dove il tabacco è benvenuto. Non so. Forse dovrebbero scrivere a lettere cubitali frasi del tipo: "Il tuo medico ed il tuo farmacista possono aiutarti a smettere di seguire la formula uno". Ma ormai sto diventando un caso psichiatrico. O uno di quei casi impossibili all Dr. House.

La notte porterà consiglio.

Stay tuned