venerdì 22 maggio 2009

Letteratura dell'ottocento

Robert Louis Stevenson visse in un epoca in cui a malapena si vedevano i treni a vapore e il trasporto su ruota era prevalentemente quello delle carrozze trainate da qualche cavallo. La sua fantasia lo portò comunque a scrivere e descrivere avventure che rimasero nell'immaginario collettivo nonché base di quasi duecento lungometraggi. Alessandro Manzoni venne al mondo qualche anno prima, e, tra un mattone e una poesia, per lo più passava il tempo guardando i rami che volgevano a mezzogiorno.

Entrambi furono, in modo molto diverso, colonne portanti della produzione letteraria dell'800. E fin qui è tutto facile. Il difficile è spiegare come questi signori, a modo loro, abbiano a che fare con la Formula Uno dei giorni nostri.

I personaggi, i luoghi e l'intreccio delle trame, ad esempio, li ritroviamo tutti o quasi nel torbido mondo del circus.
Abbiamo il Dottor Mosleyill e Mister Hidlestone, con la loro schizofrenia.
Abbiamo una quantità enorme di azzeccagarbugli, che nonostante si parli di limitare le spese che le scuderie (ecco che tornano i cavalli di Stevenson), sicuramente non si accontentano di un paio di capponi. Il dilemma è se queste spese legali debbano essere o meno contabilizzate sulla gestione sportiva...
Abbiamo i due bravi, il Grisley e il Nibblestone, che fanno i prepotenti, ma vengono anticipati nel momento in cui devono dire che questa Formula uno non s'ha da fare.
Abbiamo una sfilza di Carneade lunga come l'elenco del telefono di Shanghai pronta a scendere in campo neanche si chiamassero Silvio. Manca solo la Premiata Officina Fratelli Marmitta, specializzata in carburatori e ci sono tutti. Tutti pronti a mettere in pista una vettura costruita con pochi soldi e senza limiti regolamentari.
Abbiamo Monza, con la sua pista e la Monaca che gira con e fa girare la borsetta nei pressi della parabolica. Non c'entra molto con il resto ma è ancora una gran bella patonza (a dispetto dei suoi quasi trecento anni).

In un put-purrì letterario, tutti questi ed altri personaggi si mischiano a salpano alla ricerca dell'Isola del Tesoro, pronti a vestire i panni di Long John Silver e a cercare di portare a casa il bottino. Quale sia questo bottino ancora non è dato sapere. Ma c'è una mappa, e ragazzi con le mappe del tesoro c'è poco da scherzare.

Quello che posso dire con una certa sicurezza è che sta diventando sempre più maledettamente difficile scrivere qualcosa che abbia un senso sulla Formula Uno. Per dirla tutta, ci sono ancora sette giorni (salvo proroghe) per capire se esisterà ancora una Formula Uno come più o meno siamo abituati a conoscere. Nel bene o nel male. Mosley a parte, credo siano pochi al mondo quelli che possano ritenere possibile una Formula Uno senza la Ferrari (ma anche senza altri costruttori importanti).

Per il momento, evitato qualunque commento sulla gara di Barcellona (che per varie ragioni ho dovuto guardare in differita e non è la stessa cosa), ci concentriamo sul gran premio di Montecarlo. Dove può succedere di tutto. Ma anche non succedere nulla.

Stay tuned

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