lunedì 7 luglio 2008

Silverstone, la Ferrari e una piccola lezione sul project management

Dopo la gara di ieri, e soprattutto dopo quasi due mesi di silenzio, rieccomi a parlare di qualcosa che potrebbe riguardare la Formula uno, ma anche no. A proposito, lo sapete già ma lo ridico: il 30 aprile è arrivato Alessandro. Mamma e figlio stanno bene, bla, bla. Ok, torniamo a parlare di cose serie.

Dunque, si diceva. Boh, stamattina mi sono svegliato, ho fatto tutto quello che andava fatto (si, ho fatto anche la cacca) e mi sono recato al lavoro. Dove avrei affrontato subito subito una mega riunione su un mega progetto nella quale si doveva parlare di mega pianificazione.

Qualcuno di voi sa che mi occupo di software. A tutti gli altri non gliene può fregare di meno, ed è giusto così. Voglio, per un giorno, coinvolgervi nelle mie elucubrazioni pseudo professionali. Mentre mi accingevo ad entrare nella sala riunioni, pensavo al gran premio di ieri. E alla Ferrari. Ed ho tratto la conclusione che aver dedicato due ore di una caldissima domenica alla formula uno, una volta tanto, non è stato tempo perso. E' stato il mio piccolo MBA. Una sessione formativa di indicibile valenza. E come Elwood Blues (o Jack, non ricordo) ho visto la luce.

Metodi agili contro supermegapianificazione. Due stili a confronto. Uno è andato sul podio, l'altro no. Uno ha portato sul podio nientepopodimeno che l'ex gaio zerbino, al secolo Barrichello. L'altro una macchina al quarto posto e una nientepopodimeno che ultima (ma il pilota conta, eccome se conta, maledetto Pippe).

La Ferrari ha analizzato i dati, letto i bollettini meteo, deciso una strategia ed un piano preciso, affidandosi ciecamente ad essi quando il mero buon senso diceva che eravamo di fronte ad un'enorme, gigantesca, strepitosa cazzata. Talmente abituata a muoversi sul sentiero tracciato dai propri pianificatori da essere incapace di intraprendere una qualunque azione correttiva.

La Honda è stata agile. Un extreme driving, azzarderei. Non tanto per le qualità del pilota, ma di uno che la sa lunga e che tanto ha fatto vincere anche a Maranello. Rosso Marrone, il Kent Beck della Formula Uno, il Martin Fowler del paddock. Lui si che ha capito l'agile manifesto. Embrace the changement. Abbraccia il cambiamento. E se puoi, fallo diventare un motivo di successo. Né più né meno che quello che hanno fatto in Honda. Portando, per qualche giro, ad avere un Barrichello che girava 10 secondi più veloce del leader della corsa. Mentre il migliore dei ferraristi (il finnicello) ne perdeva da 6 a 10 dal tamponatore della pitlane. Roba da mettersi a copiare la Honda e fare comunque meglio di quanto ottenuto.

Ecco, io ho visto la luce. D'ora in avanti sarò un adepto dei metodi agili. Abbraccerò il cambiamento. E magari gli darò anche qualche casto bacino. E a tutti quelli che mi diranno che vogliono una supermegapianificazione, gli proporrò la registrazione della corsa di ieri. Oggi sono un project manager migliore di quanto fossi ieri alle 14:00. Direi almeno il doppio, forse il triplo, magari anche il quadruplo. E non importa se quattro per zero fa zero.

Ma forse voi volevate leggere qualcosa sulla formula uno. Magari sarà per la prossima volta. Magari tra due settimane, in quel di Hockenheim.

Stay tuned.