venerdì 27 luglio 2007

La giustizia è come la fortuna

Cecata come una talpa. Si potrebbe dire che non guarda in faccia a nessuno. In questo caso non guarda in faccia a niente. Il nulla giuridico di prove talmente lampanti che non si può non vederle. A meno di non essere ciechi. Come la giustizia e la fortuna.

La giustizia, in fondo, è anche una questione di fortuna. Perché ci vuole un bel culo (e dei bravi avvocati) per farla sempre franca.

O forse il problema è tutto nel fatto nelle aule di giustizia (sportiva) il sottile gioco erotico del vedo non vedo dilaga.

Vedo, che gli scagnozzi di Don Dennis hanno avuto accesso a materiale e informazioni riservate, e in almeno un caso la soffiata l'hanno usata per bene (la famosa vicenda del fondo piatto). Non vedo come questo possa aver favorito la McLadren. Vedo il faldone di 780 pagine recuperato in casa di TEFKAC. E non vedo come questo possa aver danneggiato la Ferrari.

Vedo, non vedo, appunto. D'altra parte era quello che un po' tutti, tranne i giornalisti italiani, si aspettavano. Una giustizia interessata. Che, pur essendo ipovedente, guarda agli interessi economici del circus. E non può permettersi in nessun modo di rompere il giocattolo mettendo fuori gioco la scuderia di Woking. Fosse anche con un buffetto, una multarella senza decurtazione di punti. Il vero problema è che a questo punto tutti potrebbero sentirsi legittimati a comportamenti non propriamente puliti. Lo spionaggio tra team, già abbondantemente diffuso anche se con mezzi e personaggi meno censurabili, potrebbe subire una recrudescenza dell'ultimo minuto. Con buona pace di chi, con regole che rasentano la demenzialità, cerca di anno in anno di ridurre i costi dei team.

Stay tuned.

lunedì 23 luglio 2007

Italiano, lingua franca

La Formula Uno, con la gara di ieri, ha decretato la degna sepoltura dell'esperanto. Non che ce ne fosse bisogno, sfido chiunque a trovare, nella stretta cerchia di conoscenti e in quella lunga dei sei gradi di separazione, qualcuno che sappia anche solo una parola in esperano. E non vale andare su wikipedia. Nella dorato mondo di Max e Bernie, dove per esigenze di sponsor le comunicazioni radio avvengono in inglese, il modo migliore per farsi capire è parlare in italiano. Lingua franca.

Franca nel senso di libera, poiché è dimostrato scientificamente che nella lingua di Dante e Petrarca si possono esprimere i propri pensieri con la massima libertà.

Franca nel senso di schietta, perché, grazie al Manzoni possiamo dire le cose in faccia senza tanti giri di parole né peli sulla lingua.

Franca, nel senso dell'ex first-lady, che forse avrebbe censurato certi commenti diseducativi sulla tv pubblica.

Di cosa stiamo parlando, or bene. Di quel piccolo battibecco linguistico tra l'Astronso e Pippe. Con il primo che, dimostrando ancora una volta di non saper vincere e di non avere la necessaria serenità per mettersi davanti alle telecamere, ha accusato il secondo, in perfetto italiano, di aver fatto una manovra birichina. E il secondo, con un italiano impeccabile, rispondere per le rime. Che per inciso significa frasi come: "vai a cagare" e "sei un coglione". Alvaro ha successivamente ripreso il pilota brasiliano per aver violato lo statuto del pilota del cavallino: avrebbe dovuto dire "mu vacaghèr" e "cajon can siv eter".

La corsa, finalmente, complice Giove pluvio, ha risvegliato i nostri abbiocchi post-prandiali con una buona dose di adrenalina. E ha fatto riapparire dal nulla delle infradiciatissime bandiere rosse. E ha regalato attimi di celebrità all'orfano d'arte Marcus Winkelhock, per ben tre giri davanti a tutti. Il diluvio universale che si è scatenato dopo un giro e mezzo dal via ha prodotto effetti devastanti con uscite di pista a gogo alla prima curva, tra cui quella di Hamleton. Il quale, tuttavia, a differenza degli sfortunati compagni di picnic, ha ottenuto un passaggio sull'arca di Noé nientepopodimeno che da una gru. Una scena in effetti mai vista e destinata a rimanere negli annali. Onestamente, regolamento o non regolamento, non ritengo molto corretto il fatto che abbia potuto tranquillamente riprendere il via e gareggiare fino all'ultimo giro. Ma tant'è e buon per tutti che la sua corsa non abbia prodotto incidenti e soprattutto che non abbia prodotto punticini validi per il mondiale.

Mondiale che, dopo essersi avvicinato con due vittorie consecutive, si allontana per il finnicello Rikkionen, al quale, letteralmente, non gli ha retto la pompa. Ritiro pesante in una stagione dove anche il punticino potrà fare la differenza quando si tratterà di fare i conti finali. Sempreché, tra 3 giorni, in quel di Parigi, la federazione non decida di cambiare le carte in tavola a seguito delle note vicende spionistiche. La McLadren, stando a quanto riportato dai professoroni della carta igienica stampata, e non solo quella italiana, sembra ampiamente compromessa. Con la pistola fumante trovata in una mail che TEFKAC (The Engineer Formerly Knowkn as Coughlan) avrebbe mandato a Don Dennis sul fondo piatto mobile che tanti vantaggi avrebbe prodotto alla rossa e che su denuncia della scuderia di Woking è stato bandito dalla Federazione. Come al solito, vale la pena di sedersi sulla riva del fiume e per far passare il tempo, in attesa che passi qualche cadavere, possiamo sempre prendere una canna da pesca e vedere se riusciamo a tirar su almeno uno scarpone.

E per concludere, fatemi comunque gioire per il terzo posto dell'australopiteco Mark Webber. Ok, ho gioito abbastanza.

Prossimo appuntamento, tra due settimane in Ungheria. Dove la pole e la strategia hanno un valore aggiunto rispetto a tutto il resto. Che come al solito, è abbastanza noia. Perché, va detto e ribadito, se nel marasma dell'acqua l'adrenalina è schizzata a livelli di guardia, sotto il solleone come al solito si è visto proprio pochino.

Stay tuned.

lunedì 9 luglio 2007

La Nina, la Pinta e la Santa Maria

Il 3 Agosto 1492, dal porto di Palos de la Frontera, tre caravelle presero il largo alla volta delle Indie, anche se poi trovarono l'America. L'8 di luglio del 2007, tre imbarcazioni di tutt'altra natura si contendono la rotta verso il mondiale di formula Uno.

Partiamo dalla Pinta, in pregiato pino finlandese, il cui nome è in onore dell'unità di misura tradizionalmente usata dal suo capitano per i brindisi a base di vodka. Si dice che in occasione della vittoria di ieri, Sir Finnicello Rikkionen abbia inaugurato la Pinta quadrata per dare la giusta dimensione all'innaffiatura di gola di fine giornata.

La Nina, imbarcazione leggera, dallo scafo interamente realizzato con la tipica varietà asturiana della Quercia Astronsa, imbarcazione leggera come se dovesse fare uno stint veloce e fermarsi ai box alle Azzorre.

La Santa Maria, modernissima e giovanissima imbarcazione interamente in fibra di carbonio, capitanata da un robottino che al confronto quel bucaniere di Michele il Calzolaio sembra il bambinello pieno di sentimenti di A.I., capace di prestazioni regolari in qualunque condizione di mare.

Ci sarebbe anche una piccola barchetta raramente citata dai libri di storia: la Massa, stazza scialuppa, in noce brasiliano tarlato, che più di ogni altra cosa ha il terribile difetto di dimenticare sempre qualcosa sul molo e partire dopo che gli altri hanno già circumnavigato il globo.

L'ammiraglio Cristoforo Colomblestone, incaricato da sua altezza reale la principella Isabella di Aragonosley, ha un bel da fare a dettare la rotta per questa malassortita flotta di caravelle. Anche e perché le previsioni indicano bufere, tempeste e persino qualche uragano. E pensare che tutto è partito da una soffiata.

L'aria che si respira (sarà anche che chi ha fatto la soffiata fa colazione con l'aglio) è un comunque pesante. E soprattutto strana. Non so voi, ma nelle dichiarazioni del dopogara, le uniche in italiano che valesse la pena di ascoltare, ho letto, tra le righe, qualcosa di sorprendente: Astronso gliel'ha già data su, e piuttosto che vedere il suo compagno di squadra con il numero 1, farà di tutto per far vincere il mondiale al biondino di casa a Maranello. E anche se la cosa in sé non mi sorprende, sentirglielo dire in maniera più o meno velata è quantomeno inconsueto.

Per quanto riguarda la gara, qualcosa lo si intuisce tra una stronzata e l'altra, qualcosa di più l'avrete capito seguendo la corsa, per tutto il resto vi rimando ai professionisti.

Io intanto mi prendo sue settimane sabbatiche, in attesa del gran premio di Germania.

Stay tuned.

venerdì 6 luglio 2007

La spia che venne dal freddo

Gli ingredienti per il giallo ci sono tutti, o quasi. Da oltre due settimane a questa parte nel circus non si parla di altro. O meglio, i giornalisti intorno al circus non parlano d'altro, perché al paddock sembra che si parli di tutt'altro. E per la prima volta in vita mia ringrazio pubblicamente la stampa per averci risparmiato da "Ferraropoli", "Stepneypoli" (che in effetti suona molto male), McLarenopoli, Paperopoli e tutti gli -opoli che da tangentopoli in poi sono diventati i tormentoni dell'estate, peggio di Vamos a la playa.

Prima il presunto sabotaggio ai danni della Ferrari, sventato all'ultimo momento, come nelle migliori fiction. Poi la misteriosa fuga dell'ingegnere inglese. Ancora, l'intervento della magistratura modenese, con un pm che, per la cronaca, si chiama Tibbs, ma non assomiglia neanche un po' a Sidney Poitier. Mi chiedo se tra i requisiti per diventare magistrato ci sia quello di avere un nome straniero: se fossi laureato in legge, con il mio cognome francofono forse avrei qualche speranza di una carriera in magistratura.

Ma torniamo a noi. La spy-story del dinamico duo Le Carrecclestone e Forsythley promette bene. La trama è buona e fino ad adesso non ha tradito le aspettative dei lettori, anche se a tratti sembra più una puntata della signora in giallo (e qui mi tocco, perché una che porta sfiga come la Fletcher non l'ho mai vista, come si muove si muove spunta un cadavere!!!).

I fatti partono da molto lontano. 8 maggio 2000, gran premio di Spagna. TDFKATDM (The Driver Formerly Kwon as Tedesco di Merda) arriva lunghetto alla sosta ai box e travolge il povero Stepney (addetto al cric anteriore) causandogli un frattura scomposta alla tibia con prognosi di un mese. La vicenda sembra non lasciare strascichi. E invece il tarlo incomincia a scavare lentamente e a insinuarsi nell'ippotalamo dell'ingegnere britannico.

Lucarelli avrebbe aggiunto che nel 1973, in California, una scossa di terremoto ha buttato giù dal letto un ragazzino che sognava di diventare astronauta. Il ragazzino ha sbattuto la testa e perso i sensi. Ricordiamoci di questo fatto. Chi era quel ragazzino? Cosa c'entra con la nostra storia?

Autunno 2006. Rosso Marrone lascia la Ferrari, si attua un piano di rimpasto e molti uomini della scuderia salgono di rango. Stepney no. Anzi, viene esautorato da qualsiasi incarico ai box. Il malumore sale. Ma forse, in questa mancata promozione, c'è già qualche indizio di quello che succederà.

Torniamo ai giorni nostri. La storia prende uno sviluppo insperato. Avviene un passaggio. Qualcuno consegna qualcosa a qualcun altro. Chi era quel qualcuno? Chi era quel qualcun altro? Che cosa si sono scambiati?

Vi ricordate del ragazzino? Era Nigel Stepney, che a seguito del trauma cranico decise di diventare ingegnere di formula uno. Era lui "qualcuno". "Qualcun'altro" è invece il tecnico McLadren, nonché compagno di merende di Stepney. Oggetto dello scambio: un voluminoso dossier (700 pagine in tutto) con progetti, schemi, procedure, telemetrie, progetti di sviluppo, numeri di scarpe dei tecnici e dei piloti, numeri di telefono dei bordelli più esclusivi, etc, etc.

Ora, la vicenda è in mano alla giustizia ordinaria e sportiva. La prima probabilmente farà qualcosa, e qualcosa ha già fatto (almeno in termini di indagini). La seconda, a dispetto dei titoli dei giornali italiani, che sotto sotto sperano che la McLadren venga punita, probabilmente non farà nulla. Cosa che peraltro mi auguro vivamente. Anche se sarà dura per la scuderia di Don Dennis dimostrare che non abbiano tratto nessunissimissimo vantaggio dal fantomatico dossier, per la già cronicamente malata Formula Uno una sanzione che penalizzi Hamleton e l'Astronso sarebbe un colpo di grazia.

Intanto, a Maranello ci si interroga sulla fuga di notizie e su come prevenire nuovi episodi in futuro. Si dice che progetti, procedure e persino le comunicazioni tra pilota e box verranno tutte riscritte in dialetto modenese. Cose tipo "As pol brisa druver al manuel in tla langua di ch'i basterd d'la Mcladren" o "cat vegna un cancher, a iò sentù un cioc, secand me a s'i scianché al mutur, zio Canta". Ma sono solo voci. Vedremo.

Ah, dimenticavo. Questo fen ed smana i corren in d'al pont d'argeint. Scusate, volevo dire che questo weekend si corre a Silverstone. E, giusto a titolo di cronaca, è da poco iniziata la prima sessione di libere. Ma di questo, forse, parleremo lunedì.

Stay tuned

lunedì 2 luglio 2007

The fencing horse strikes back

Tanto tanto tempo fa, in una galassia lontana...

Partiamo da qui. E fermiamoci subito. Onestamente oggi sono un po' a corto di idee.

OK, ha vinto la Ferrari. Wow. Figo. Andiamo in giro a fare i caroselli con le bandiere. Bah... Devo ammettere che, dopo l'amara trasferta americana, non avrei scommesso un granché su questa doppietta, anche se eramo emersi tenui segnali di incoraggiamento. Ma da qui a entusiasmarmi...

Il problema è e rimane la gara. Mi è sembrata un pout-pourri cinematografico. Una specie di film a episodi. Palloso come "La corazzata Kotionkleton", che narra di un inaffondabile vascello anglo-russo-caraibico. Che però, a ben guardare, du' palle, dotto', du' palle... Amaramente e cinicamente divertente, per certi versi, come "Fantozzonso subisce ancora". Che non è palloso, anzi, divertente, peccato per lui che non serva a niente o quasi. Perché per lo spagnolo, a dispetto dei sorpassi (almeno un paio notevoli), al traguardo si sia ritrovato esattamente dove era dopo due giri: settimo. Oltre, ovviamente, alla riedizione de "Il cavallino rampante colpisce ancora", e l'abbinamento tra le forze dell'Impero e Maranello potrebbe non essere casuale.

Al di là della prima doppietta Ferrari della stagione (e del successo del Finnicello, che era dato per prossimo al ricovero in una clinica psichiatrica), la gara di ieri non è che sia stata un granché. Sarà che mi distraggo un po' di più, ma non è che ieri abbia visto chissà quali motivi per stare un'ora e mezza davanti al video. Eppure l'ho fatto. Ma questa è un'arcinota e triste verità da tanto/troppo tempo a questa parte. Questa formula uno assomiglia sempre di più ad una rassegna d'essay con film di sette ore. Pellicole girate secondo il dogma di Von Triers. Quelle belle cose simil culturali di cui si può discutere con un nonsoché di altezzosa superbia snocciolando la bellezza di questo o quel particolare. Film lenti come un bradipo imbalsamato di cui racconteremo di camber, rapporti del cambio ('sto porcellone), incidenza degli alettoni financo al patacchino sullo specchietto retrovisore come Filini e Calvoni decantavano gli occhi della madre, la carrozzella, gli stivali dei soldati e l'immancabile montaggio analogico.

Meno male che ci sono i Michal Bayecclestone e i Roland Mosleyrich a darci Una Nuova Speranza. E come il capitolo uno della saga di Lucas, arriveranno gli effetti speciali a rinvigorire lo spettacolo. Monoposto come i Transformers, senza elettronica nel motore, ma con tanto di alettoni mobili autoadattivi. Stargate in mezzo alla pista per sorpassare i doppiati. E tante mirabolanti innovazioni in questo arretrato mondo della Formula Uno.

Per la cronaca, nel weekend ho avuto la fortuna di seguire una rassegna di cortometraggi molto meno pubblicizzata: la GP2. Posso garantirvi che per i miei gusti cinematografici (e sportivi) sia uno spettacolo infinitamente superiore. So che qualcuno mi dirà che nel frattempo si è guardato la MotoGP, ma per me è come guardare un polpettone storico-romantico: non ce la posso fare.

Nel frattempo, possiamo quantomeno divertirci a seguire l'evoluzione della classifica. Dopo otto gare, i 4 piloti di punta hanno due vittorie a testa. E la differenza la stanno facendo i piazzamenti (che come già ampiamente enunciato qualche tempo fa, premiano lady Terminator).

E nel giro di una settimana, potremo metterci a discutere di cosa sarà suceesso sulla Pietra d'Argento.

Stay tuned.